Quando Napolitano dovesse lasciare il suo incarico, “servirà un nuovo presidente che conosca la Costituzione, l’inno di Mameli e Machiavelli”. Eugenio Scalfari, dialogando con Roberto Benigni per la ‘Repubblica delle Idee’, ricorda di aver già lanciato un anno fa il nome del premio Oscar. “Qualcuno mi chiamò per complimentarsi, ma furono di più quelli che mi tolsero il saluto…”. In un altro passaggio dedicato al boom di Renzi, Scalfari ipotizza che un Benigni candidato premier possa arrivare al 70 per cento dei consensi, “visto come arringa le folle”. Insomma, Quirinale o palazzo Chigi: e l’attore risponde con un sorriso, “tutti e due non si può?”. Il dialogo tra il giornalista e il premio Oscar procede sul filo della politica e della filosofia, intrecciando l’attualità e la Divina Commedia. Benigni insiste per fare un ‘selfie’ con Scalfari, “anzi, uno Scalfie”. I due si rimpallano complimenti sinceri, alternando riflessioni sull’etica e sull’anima a momenti di ironia, fin quando Scalfari arriva a proporre l’attore per il ruolo di… Papa. Due memorie vedono la platea in piedi per altrettante standing ovation: il giornalista ricorda, con commozione, Enrico Berlinguer, l’attore “il mio caro amico Massimo Troisi”. Poi Benigni spiega, e recita, il XXVI canto dell’Inferno, protagonista Ulisse. E l’incontro si chiude tra gli applausi del pubblico che gremisce il San Carlo.


 

 

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