Sono state notificate alle parti le perizie sul bus precipitato il 28 luglio dell’anno scorso dal viadotto Acqualonga dell’A16, in territorio del comune di Monteforte Irpino (Avellino) nel quale morirono quaranta persone. Le perizie erano state depositate a metà dello scorso mese di aprile presso la Procura di Avellino. Nell’inchiesta, condotta dal procuratore Rosario Cantelmo, e dai pm Adriano Del Bene e Cecilia Annecchini, si ipotizzano i reati di omicidio colposo plurimo e disastro colposo nei confronti di sette persone: si tratta di due dirigenti tuttora in servizio presso la società Autostrade spa e di tre ex responsabili del tronco autostradale in cui avvenne l’incidente. Tra gli indagati anche il proprietario del bus, titolare dell’agenzia di viaggio che aveva noleggiato l’autobus ai pellegrini di Pozzuoli (Napoli), Gennaro Lametta, e il fratello di quest’ultimo, Ciro Lametta, l’autista del bus morto nell’incidente. I quattro consulenti incaricati dalla Procura avellinese di chiarire cause e responsabilità dell’incidente hanno prodotto una consistente mole di lavoro soprattutto sulla efficienza delle barriere poste sul viadotto, che vennero travolte dal bus, e sulle condizioni dell’automezzo il cui sistema frenante: secondo quanto emerse nell’incidente probatorio, l’autobus affrontò senza freni il lungo tratto in discesa della A16 prima di precipitare nella scarpata sottostante dopo aver infranto le barriere. In un’altra inchiesta parallela, sono indagati due funzionari della Motorizzazione Civile di Napoli, Vittorio Saulino, 56 anni e Antonietta Ceriola, 63 anni: per entrambi, la Procura di Avellino ipotizza il reato di falso in atto pubblico in quanto la revisione dell’automezzo, che ufficialmente risultava eseguita quattro mesi prima dell’incidente, in realtà non sarebbe mai avvenuta se non attraverso la successiva falsificazione dei documenti nelle settimane che seguirono l’incidente.