Duplice omicidio a Ostia sul litorale romano. Due persone sono morte dopo essere state raggiunte da uno o più colpi di arma da fuoco in strada. Sul posto la polizia. Il primo è stato trovato morto in via del Sommergibile mentre il secondo, in via Forni: era ferito e in gravissime condizioni ed è morto durante il trasporto del 118 all’ospedale. Il duplice omicidio é avvenuto intorno alle 17. Si allunga così la scia di agguati in strada ed episodi di violenza, avvenuti negli ultimi tempi nella capitale. Erano due boss di quartiere conosciuti come componenti della ‘banda di Ostia’, le vittime della sparatoria I due potrebbero essere stati entrambi vittime di un agguato. Si tratta di Francesco Antonini, detto ‘Sorcanera’, e Giovanni Galleoni, soprannominato ‘Baficchio’. I due, di circa 40 anni, avevano precedenti per associazione di stampo mafioso finalizzata al gioco d’azzardo, usura, estorsione e traffico di droga. Antonini sarebbe stato ucciso all’interno di un locale in ristrutturazione che si trova in via Forni mentre Galleoni è morto poco dopo in strada, poco dopo l’arrivo dei soccorsi. In terra almeno sei bossoli di proiettile. Erano legati a soggetti appartenenti alla vecchia banda della Magliana i due boss uccisi in un agguato nel pomeriggio a Ostia, sul litorale romano. In passato Galleoni e Antonini erano stati coinvolti in alcune indagini della squadra mobile di Roma. Sul duplice omicidio di questo pomeriggio indaga la squadra mobile di Roma e il commissariato di Ostia. La polizia, che sta ascoltando i testimoni, ha fermato alcune persone a bordo di un’auto con il lunotto infranto: secondo quanto si è appreso, potrebbe trattarsi di due operai che stavano eseguendo dei lavori di ristrutturazione all’interno del locale dove è stata trovata una delle vittime e sono scappati subito dopo la sparatoria. Galleoni e Antonini erano stati arrestati nel 2004 dalla squadra mobile di Roma assieme ad altre 16 persone, nell’operazione ‘Anco Marzio’, quando fu individuata un’organizzazione costituita e diretta da ex appartenenti alla banda della Magliana che agivano sulle coste laziali. I metodi comprendevano l’uso di armi, di esplosivi e di congegni con innesti a distanza, senza trascurare violenze, intimidazioni e traffici illeciti, con caratteristiche riconducibili all’associazione di stampo mafioso. Con l’arresto del latitante Emidio Salomone, scappato in Danimarca, nel gennaio del 2005 si concluse definitivamente l’operazione.

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