Nasce con l’obiettivo di migliorare la sicurezza nella fase di atterraggio degli aerei ultraleggeri: si chiama Landing Aid System ed e’ un sistema che assiste il pilota in questa fase delicatissima come se fosse un assistente di volo in carne ed ossa.
Lo ha messo a punto un ingegnere informatico, pilota di ultraleggeri, Gianni D’Angelo, componente del comitato scientifico dell’associazione Futuridea che ha sede a Benevento e promuove l’innovazione. Il sistema Landing Aid System (sistema di aiuto nell’atterraggio), in via di brevettazione, spiega D’Angelo, si basa su sensore che rileva l’altezza dell’aereo dal suolo, tramite l’invio di ultrasuoni a terra o tramite un laser e su software messo a punto da D’Angelo, che riporta il dato grazie a una voce preregistrata nelle cuffie del pilota o in un altoparlante posto in cabina. ”Tale informazione – spiega D’Angelo – viene data al pilota ogni qualvolta si trova a un’altezza tipica per la procedura di avvicinamento; in questo modo sia in atterraggio sia in decollo il pilota ascoltera’ la quota esatta che lo separa dalla pista”. Gli attuali sistemi che misurano la distanza al suolo negli ultraleggeri, gli altimetri, aggiunge D’Angelo, si basano sulle variazioni di pressione dell’area e quindi ”sono fortemente dipendenti dalle variazioni di temperatura e pressione dell’aria stessa”. Il problema e’ che questi strumenti ”vengono tarati alla partenza e fanno riferimento alla pressione atmosferica del luogo del decollo, quindi se nel luogo dell’atterraggio la pressione atmosferica e’ diversa la misura dell’altezza puo’ risultare alterata con conseguenze sulla manovra di atterraggio”. Questa fase, sottolinea D’Angelo, e’ delicatissima, si tratta infatti di ”trasformare l’aereo da una macchina volante a una macchina terrestre attraverso una manovra chiamata di richiamata o flare durante la quale il muso dell’aereo va verso l’alto e la velocita’ inizia a ridursi, fino alla velocita’ minima di sostentamento. E’ una manovra che si inizia ad eseguire a circa 15 metri di altezza fino a toccare il terreno in modo morbido”. La misura precisa della distanza dell’aereo dal suolo e’ ”cruciale” per questa manovra, prosegue l’esperto, perche’ se la si esegue a un’altezza troppo elevata, si rischia di raggiungere la velocita’ di stallo (oltre la quale l’aereo cade) quando l’aereo e’ ancora alto sulla pista, con la conseguenza inevitabile di incidenti.