PIEDIMONTE MATESE – Trattata come un ospite ingombrante, inquietante, anzi rimossa per lo più. Della morte, nelle sue componenti  storico- religiose-antropologiche ma con uno sguardo d’obbligo al campo della medicina, si è parlato nel corso di un convegno organizzato dal comitato di San Marcellino, prete- martire e patrono della città di Piedimonte Matese, dalla parrocchia di S.Maria Maggiore in collaborazione con il Meic diocesano.

L’occasione è stata la mostra sugli arredi funebri( 800 e 900) allestita nella basilica che ospita le reliquie del martire .Uno spazio espositivo  significativamente  chiamato con il titolo “l’Angelo della morte ed il cavaliere bianco” tratto dal libro dell’Apocalisse per proseguire quel percorso di arte/liturgia e di  riflessione aperta all’attualità ed  a contributi multidisciplinari sui rapporti tra fede e vita, dolore ed esistenza, sofferenza e speranza- pallium (il mantello di San Martino per coprire, abbracciare le infermità delle persone come  descritto nel celebre racconto popolare).  A tracciare  l’intreccio di fili tematici è stato il parroco Don Cesare Tescione che ha illustrato le ragioni di questo tipo di incontri nell’ambito  del novenario del Santo martire.  Il parroco ha,preliminarmente, fatto riferimento alla lettera apostolica  di Giovanni Paolo II  “Salvifici doloris”, uno dei documenti sul senso della sofferenza e del dolore. Il medico  Bernardo Di Matteo, responsabile ASL Caserta  di terapie del dolore e cure palliative ha inserito la dimensione medico-clinica nel più ampio contesto sociale e relazione del paziente-malato con particolare riferimento all’evoluzione delle tecniche di intervento, specie farmacologiche, ma, al contempo, sottolineando il ruolo di altri segmenti sociali che interagiscono con il malato (famiglia, settore assistenziale). E’  la problematica del dolore cronico  a richiedere un approccio di rete, una strategia integrata il più possibile, non senza rilevare i ritardi accumulati e persistenti ma con passi in avanti :” la questione chiave è quella di passare dalla cura al prendersi  cura” ha detto Di  Matteo  illustrando le modalità di  messa a punto e di intervento   nel campo sempre più esigente delle cure palliative nell’ottica della dignità-rispetto della vita e della morte.  I profili storici  della dignità  della morte con riferimento al servizio sepolcrale- liturgico delle confraternite sono stati illustrati con dovizia di dati  da  Luigi Arrigo, direttore biblioteca diocesana, che, in premessa del suo intervento, ha richiamato l’attività assistenziale e caritativa svolte dalle confraternite , associazioni di fedeli laici per soddisfare diffuse esigenze di mutualità in campo religioso ma anche civile( lotta all’usura ad esempio)  in larghissimi strati popolari. Arrigo, che ha compiuto già in passato delle ricerche su questo versante confluite  nelle tesi ed in  una serie di contributi, ha delineato la ricca e diversificata  situazione associativa locale facendo una serie di esempio anche sul simbolismo e su colori utilizzati negli allestimenti sepolcrali e degli abiti indossati dagli associati. Il tema religioso-teologico, in termini di risposta della fede,  è stato sintetizzato dal parroco commentando un celebre e pregnante passo del vangelo di Luca(LC 245-6).

 

Michele Martuscelli

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