Il Parco Regionale del Matese, previsto nella Legge Regionale n. 33 del 1993, è stato istituito con Delibera di Giunta della Regione Campania n. 1407 del 12 Aprile 2002. Il valore naturalistico dell’area è indiscutibile, l’enorme quantità di ambienti ed habitat prioritari ospitano un’ incredibile biodiversità che viene ben rappresentata ad ogni livello, con oltre 300 specie vegetali, oltre 700 specie di farfallee molti vertebrati che negli anni sono divenuti una bandiera della conservazione come l’Aquila reale ed il Lupo.
Tale ricchezza di specie rende l’area sede di altre forme di tutela previste dalla Comunità Europea come le ZPS (Zone di Protezione Speciale) ed i SIC (Siti d’Importanza Comunitaria) che prevedono appositi piani di gestione tesi a tutelare specie ritenute d’importanza prioritaria in Europa. In questo scenario ci si aspetta che la fauna di tali territori sia particolarmente tutelata e che le amministrazioni pubbliche locali consapevoli della responsabilità affidata loro facciano tutto il possibile per conoscere, conservare e valorizzare tale patrimonio.
Negli scorsi giorni sono accaduti episodi di rara violenza e spregio della vita e della biodiversità che si sono consumati nel cuore Parco Regionale del Matese: il 9/12/2013un Assiolo, un rapace notturno, è stato ucciso ed impalato in pubblica piazza (quella di Fontegreca) e dopo meno di 24 ore il giorno 10/12/2013 un Lupo, è stato ucciso a fucilate del monte Ariola nel comune di San Potito Sannitico. Tali atti appaiono gravissimi in quanto immotivati e nel caso dell’Assiolo ostentati come avveniva nel Medioevo per scongiurare maledizioni e sciagure. Tali comportamenti sono ancor più intollerabili se compiuti in un Parco che dalla sua istituzione avrebbe dovuto investire il proprio modus vivendinella tutela, nella sostenibilità e nella biodiversità.
Questi due atti da soli basterebbero per indurre amministratori illuminati a lanciare iniziative tese a sviscerare la problematica e a comprendere come operare per mitigare questo conflitto/uomo fauna con progetti di sensibilizzazione rivolti alla scuole,in cui spiegare il ruolo ecologico dei rapaci notturni e quanto sono immotivate le credenze popolari che li descrivono come portatori di sciagure. Un altra’iniziativa potrebbe essere rivolta agli agricoltori regalandogli le cassette nido per gli Assioli da mettere nei loro coltivi ed informarli dell’importante contributo che da questa specie nella riduzione degli insetti potenzialmente dannosi all’agricoltura. Per quanto riguarda il Lupo si potrebbe organizzare un convegno in cui invitare gli esperti della vicina regione Abruzzo che da decenni gestiscono tale problematica con sistemi compatibili con la salvaguardia della specie. Questi sono solo gli esempi delle cose più semplici che si possono fare, ma l’inventario delle possibili iniziative è pressoché illimitato.
In tale scenario l’unica voce istituzionale a levarsi è quella del Presidente del Parco che dichiara di aver richiesto al Comandante provinciale del Corpo Forestale dello Stato, Dott. Michele Capasso, “un sollecito interessamento affinché il territorio del Matese possa disporre di pattugliamenti più frequenti da parte degli uomini del Corpo Forestale e della Polizia Provinciale”. Il suo intervento prosegue dicendo al Presidente Domenico Zinzi (Presidente della Provincia di Caserta) che ha anche rappresentato la necessità di attivare in tempi brevissimi il servizio di vigilanza affidato alle guardie ambientali volontarie (GAV), assegnate al Parco del Matese in ben ventisei unità.
La sorveglianza è l’unica proposta di De Nicola. Fermo restando l’importanza di una buona sorveglianza, ma pare poco probabile che questa possa essere assicurata con continuità dal volontariato in un’ area così estesa come il Parco in cui si sono da sorvegliare innumerevoli aspetti, dal taglio incontrollato del legname, la raccolta dei funghi, al bracconaggio e molto altro. Inoltre quanto accaduto pare più essere un problema di educazione ambientale in quanto se l’autore dell’uccisione dell’Assiolo avesse avuto timore di essere individuato non avrebbe impalato il rapace nella piazza del paese che risulta essere anche videosorvegliata, molto più probabilmente non ha coscienza né percezione della gravità del gesto compiuto.
Questi due atti accaduti in meno di 24 ore nell’area Parco potrebbero apparire gesti isolati di qualche esaltato, ma basta ricercare sulla stampa, su qualche rivista specializzata e in qualche relazione tecnica per rendersi conto che la frequenza con cui si susseguono atti simili è davvero preoccupante. Infatti quello ritrovato il 10 dicembre risulta essere il settimo lupo ucciso nell’area Parco e se includiamo i comuni limitrofi il numero sale a 14. Questo numero è enorme se si considera che questi sono solo quelli che sono stati ritrovati morti e resi noti; é presumibile pensare che questa sia solo una frazione di quelli sparati o avvelenati, ma non trovati, perché rintanati in un cespuglio lontano dai sentieri in cui il tempo li ha sepolti.
Gli ultimi trovati risalgono al 24/06/2011 e al 3/07/2010 rispettivamente presso i margini del bosco di Castello Matese e nell’area di Bocca della Selva. Nel 2011 fu trovata una lupa di 5 anni sparata e gettata in un sacco di rifiuti, nel 2010 invece furono rinvenuti avvelenati 2 cani ed un giovane Lupo. Le cause di morte degli altri Lupi uccisi del Matese vanno ricondotte ai bocconi avvelenati, spari e lacci per la cattura di frodo dei Cinghiali.
Se estendiamo il discorso anche agli uccelli i dati risultano ancora più allarmanti.Infatti dalle informazioni disponibili dei centri di recupero Campani dal 2002 (data d’istituzione del Parco) al 2006, risultano recuperati presso l’area parco più di 40 uccelli fra rapaci ed altre specie protette. Di questi circa la metà risulta essere colpita da arma da fuoco, e circa un quarto sono rapaci notturni e purtroppo la maggioranza nonostante le cure risulta deceduta.
In questo contesto appare evidente che bisogna affrontare questa problematica urgentemente e con risolutezza e che seppellire anche queste ultime due vittime nell’indifferenza non ci rende diversi da chi ha premuto il grilletto.
Il 12 dicembre 2013 a Roma si è tenuta la Conferenza Nazionale della Biodiversità dove illustri esperti di fama internazionale hanno portato esempi concreti di paesi che hanno incentrato il loro sviluppo economico sull’ecoturismo ed è surreale che in un Parco nel paese a più alta biodiversità d’Europa alcuni ritengano che i rapaci vadano impalati perché portano sfortuna.
Le Associazioni Ardea – CAI Club Alpino Italiano sez PiedimonteMatese – Legambiente Circolo Volontario del Matese – Amm Tartufi