Meno stress su strutture e personale dell’emergenza ospedaliera e un maggior benessere psicologico per i pazienti positivi al Covid: all’ospedale Santa Maria delle Grazie dell’Asl Napoli 2 Nord di Pozzuoli si sperimenta il nuovo protocollo clinico definito «dimissione protetta», tra i primi esempi in Italia, che apre la strada a un innovativo approccio nella gestione dei pazienti infetti. Grazie a questa nuova strategia operativa – messa a punto dal primario di Pronto soccorso e medicina d’urgenza dell’ospedale di Pozzuoli Fabio Numis con la collaborazione della direzione strategica dell’Azienda sanitaria flegreo-giuglianese che ingloba l’intero hinterland a nord-ovest di Napoli – una trentina di pazienti positivi al Covid ha lasciato in meno di 9 giorni le sub-intensive del Covid Center dell’ospedale puteolano e ha fatto ritorno direttamente a casa, proseguendo le cure in attesa di negativizzarsi. In pratica, grazie a questo protocollo sperimentale, dopo una attenta valutazione dei parametri clinici i pazienti colpiti dal virus e ospedalizzati vengono trasferiti in condizioni di massima sicurezza nelle loro abitazioni, dove continuano il trattamento medico e vanno a controllo nell’ambulatorio del Covid Center ospedaliero di Pozzuoli dopo 5-7 giorni: in questo modo si allevia il disagio psico-fisico degli ammalati e si attenua in modo esponenziale la pressione sul personale medico-infermieristico del servizio 118 e sulle strutture del pronto soccorso, garantendo al tempo stesso più posti-letto e un turn-over più ampio nelle degenze. Nella struttura ospedaliera di Pozzuoli due padiglioni ambulatoriali da 36 posti-letto, uno dei quali ambulatorio anche per il trattamento con gli anticorpi monoclonali, sono stati destinati al trattamento e alla cura dei casi positivi: pazienti arrivati in ospedale con severe complicazioni causate dal virus e dirottati nei posti-letto della sub-intensiva. Soggetti multisintomatici, con difficoltà respiratorie e aggrediti da numerosi focolai infiammatori, che iniziano la terapia ospedaliera ma, dopo appena 7-9 giorni, riescono a lasciare le corsie dell’ospedale e fare rientro nelle loro abitazioni, dove da soli riescono a continuare le cure prescritte dai medici. In genere si tratta di trattamenti farmacologici a base di cortisonici, che possono essere somministrati in ambienti esterni ai presidi sanitari. Poi, dopo una manciata di giorni, questi pazienti vengono riconvocati al Covid Center per sottoporsi ad ecografia toracica e a controllo della saturazione polmonare, oltre al tampone molecolare per verificarne la eventuale negativizzazione maturata nel frattempo. «Questo modello organizzativo nasce ancora una volta dall’analisi dei mutati bisogni di assistenza causati dalla pandemia spiega Antonio d’Amore, direttore generale dell’Asl Napoli 2 Nord – Come azienda sanitaria abbiamo adottato soluzioni innovative sin dal 2020. Siamo stati, ad esempio, tra i primi in Italia ad allestire i drive-in per i tamponi, abbiamo innovato con software dedicati al tracciamento nelle scuole, abbiamo inventato un modello efficace nell’utilizzo degli anticorpi monoclonali. Non posso non ringraziare per tutto questo il personale che partecipa quotidianamente, con competenza e professionalità, alla costruzione di processi organizzativi ed assistenziali – conclude d’Amore – che diventano delle vere e proprie best-practice riconosciute ormai in tutta Italia».

Da venerdì scorso a ieri mattina sono stati già 30 i pazienti in «dimissione protetta», ai quali se ne aggiungerà un altro questa mattina, che hanno potuto fare rientro a casa nonostante fossero ancora positivi al virus e paucisintomatici. In questo modo il Covid Center di Pozzuoli non è andato in sofferenza, ha garantito sempre la disponibilità di posti-letto in caso di necessità e ha fronteggiato anche i problemi di turnazione e gestione del personale medico-infermieristico. La media delle degenze ospedaliere in genere per chi è affetto da Covid in modo piuttosto serio è di 14-15 giorni, salvo imprevisti: con il protocollo sperimentale di Pozzuoli si riduce al massimo a 9 giorni. Naturalmente per accedere a questo protocollo è necessario avere condizioni cliniche compatibili con la «ospedalizzazione casalinga» e un ambiente domestico che garantisca la necessaria assenza di promiscuità con i familiari conviventi e la presenza di servizi igienici separati tra il caso Covid e i suoi familiari. «Come già avvenuto nei mesi scorsi per l’allestimento dei vari hub vaccinali territoriali conclude il direttore generale d’Amore – anche in questo caso l’Asl Napoli 2 Nord ha intercettato i bisogni e ha inteso offrire risposte ai suoi pazienti».

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