Dopo tanti tormenti, limature tecniche, correzioni dettate dall’Ufficio legislativo di palazzo Chigi e la bollinatura della Ragioneria dello Stato, ieri sera il decreto sul Green pass esteso a tutti i lavoratori è stato firmato dal capo dello Stato Sergio Mattarella. La novità maggiore, rispetto alla bozza del provvedimento circolata nei giorni scorsi, riguarda la sospensione. Questa, dal 15 ottobre, non scatterà più neppure nel settore del pubblico impiego. Ma il dipendente senza lasciapassare verde verrà comunque ritenuto assente ingiustificato e resterà senza stipendio. Una sorta di mitigazione, suggerita dai tecnici, della misura originaria. Per due ragioni. La prima: evitare contenziosi e ricorsi contro le sospensioni, mentre l’assenza ingiustificata è resa oggettiva dal rifiuto del dipendente a presentare il Green pass e da questo discenderà anche lo stop allo stipendio. La seconda: dare un segnale di attenzione ai sindacati (Draghi ha incontrato ieri il segretario della Cisl, Luigi Sbarra) che fin dall’inizio hanno detto che l’introduzione del Green pass non avrebbe dovuto in alcun modo rappresentare una minaccia per il posto di lavoro. C’è da dire che la vera leva del lasciapassare verde resta la sospensione dello stipendio. Non a caso, come rivelano numerosi tecnici, le code che si sono create agli hub vaccinali negli ultimi giorni sono di lavoratori: più 35 per cento di inoculazioni sabato, rispetto alle settimana precedente. «Siamo qui perché dobbiamo lavorare e guadagnarci lo stipendio», è il leitmotiv. Il governo sta lavorando inoltre alle linee guida per riuscire a fare del Green pass uno strumento «indiscutibile» per il rilancio della campagna pro-inoculazioni e per scongiurare l’obbligo vaccinale. Occorre ancora chiarire le regole per il settore degli autonomi, come tassisti, idraulici, colf, badanti, partite Iva, etc. Intanto, in vista della riunione del Comitato tecnico scientifico (Cts) attesa per fine mese, si dà praticamente per certa in ambienti di governo l’aumento della capienza di stadi, palazzetti, teatri, cinema. Dal 50% si passerà al 75-80%, probabilmente da inizio ottobre. Una svolta che il mondo dello sport, dello spettacolo e della cultura aspetta da mesi ed è promossa dal ministro Dario Franceschini. «Il governo ha preso un impegno preciso e il 30 settembre ci sarà una valutazione del Cts», ha spiegato il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, «credo che ci saranno le condizioni per procedere a un ampliamento delle capienze per teatri e cinema. Credo ci possa essere una tappa intermedia sull’aumento che può prevedere un 75-80% per poi guardare nelle prossime settimane all’obiettivo del 100%». Il ministro Massimo Garavaglia, titolare del Turismo, domenica ha fissato l’asticella all’80%, spiegando che le norme sono «pronte», auspicando «a breve il decreto» e precisando che «non c’entra niente il Cts». Altri ministri, come quello della Salute Roberto Speranza e Franceschini, in questi giorni hanno invece sostenuto che le decisioni sulle capienze sarebbero state prese in base a un parere del Cts. E così detta l’articolo 8 del nuovo decreto.

Ancora non risulta una convocazione del Cts, ma la settimana prossima potrebbe essere un punto di riflessione: saranno disponibili infatti i primi dati significativi sulla curva dei contagi nella popolazione scolastica a due settimane dal ritorno in classe. Un indice a cui da inizio pandemia si guarda con attenzione e che potrebbe diventare uno snodo cruciale per decisioni che cautamente rivedano alcune restrizioni come ad esempio la capienza per gli spettacoli al chiuso. Con il Green pass sperano di iniziare a vedere una luce in fondo al tunnel anche i gestori delle discoteche chiuse ormai da un anno e mezzo, uno dei settori più colpiti dalla pandemia. «Nella valutazione a fine mese potranno essere incluse anche le discoteche cui daremo una risposta: importante è creare condizioni per riaprirle e si può anche iniziare», ha detto sempre Costa, «con una capienza del 75% col Green pass». E magari anche con le mascherine, almeno al chiuso: «E’ un’altra indicazione che ci darà il Cts, la scienza. Il vaccino non esclude la possibilità del contagio, quindi ad oggi credo che il tema di togliere le mascherine al chiuso sia un tema da rimandare».

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