Si è svolto in queste ore a Roma, presso la sede del Miur, il sit in organizzato dagli abilitati e abilitandi del primo ciclo di Tirocinio Formativo Attivo (TFA) Ordinario che avrebbe dovuto rappresentare per migliaia di aspiranti insegnati l’occasione, dopo notevoli sacrifici economici e lunghe ore di studio, di accedere al mondo della scuola offrendo professionalità e competenza. Avrebbe. Condizionale d’obbligo infatti, perché alla luce delle evoluzioni registrate sul terreno dei cosiddetti TFA, nel corso degli ultimi mesi, c’è veramente poco da stare tranquilli.

Oggetto della manifestazione, alla quale ha preso parte anche una nutrita rappresentanza campana, le proteste contro le norme che hanno letteralmente stravolto le modalità di composizione delle Graduatorie ad esaurimento per l’immissione in ruolo all’insegnamento.

«Dopo il DM 249/2010 – dichiarano i rappresentanti del Gruppo neo-abilitati del TFA ordinario in mobilitazione – che ha declassato la nostra abilitazione rispetto a quella conseguita con i cicli SISS, cui spettava l’inserimento nelle Graduatorie ad esaurimento, unico canale utile per ottenere l’immissione in ruolo per scorrimento, relegando gli abilitati TFA alla seconda fascia delle Graduatorie provinciali d’Istituto, dalle quali è difficilmente ottenibile un incarico annuale, ne’ si può ambire al ruolo a tempo indeterminato, nelle ultime settimane è arrivata l’ennesima doppia beffa».

«Con il DM 572/2013 dello scorso 27 giugno, infatti, si è disposto che le Graduatorie ad esaurimento vanno integrate con gli abilitati che hanno conseguito il titolo all’estero e con quelli che, congelata la SISS dell’ultimo ciclo 2007-08, hanno completato la formazione e ottenuto il titolo frequentando il nostro stesso corso di TFA appena concluso».

Il boccone più amaro però stando alle dure reazioni dei manifestanti, è quello arrivato ai primi di luglio, con la pubblicazione in GU del decreto istitutivo dei cosiddetti PAS, Percorsi Abilitanti Speciali (ex TFA speciali), riservati a chi gode di un’anzianità di servizio di almeno tre anni scolastici, effettuati tra il 1999/2000 e il 2011/12, ai quali è possibile accedere senza nessuna forma di selezione.

Decreto che ha mandato su tutte le furie le migliaia di aspiranti che nel loro percorso di accesso ai TFA ordinari, non solo hanno dovuto sborsare 100 euro per ciascuna delle prove di selezione sostenute (coloro che partecipavano alla selezione per più classi di concorso hanno versato 100 euro per ciascuna prova – ndr), ma hanno anche versato ben 2500 euro per sostenere il corso al quale hanno avuto accesso.

«Elementi – proseguono i manifestanti – che alla luce della diminuzione del fabbisogno di personale docente, dovuto agli effetti della riforma Fornero impongono la necessità di selezionare in base al merito gli insegnanti che potranno ricoprire i pochi posti vacanti, considerando anche la presenza degli oltre 120 mila abilitati SISS che popolano le graduatorie ad esaurimento».

«Per questo motivo riteniamo ingiusta ogni forma di equiparazione tra chi, come noi del TFA ordinario, ha superato tre dure e complesse prove selettive di accesso, e chi, come coloro che si abiliteranno coi PAS, godranno dell’ennesima sanatoria fondata sul semplice requisito di anzianità che non può rappresentare da solo sinonimo di qualità».

«Pertanto, chiediamo perciò al ministro Carrozza di valorizzare adeguatamente il merito da noi dimostrato attraverso: la riapertura e l’inserimento nella terza fascia delle Graduatorie ad esaurimento dei neo-abilitati con il TFA ordinario, con un punteggio pari a quello conferito negli anni precedenti agli abilitati SISS; la distinzione meritocratica tra i TFA ordinari e i PAS, da concretizzare impedendo a questi ultimi (rientrati in gioco per una mera anzianità di servizio) di superare gli abilitati tramite TFA Ordinario nelle graduatorie; la continuazione dell’esperienza formativa e meritocratica mediante l’emanazione del bando di un secondo ciclo per i neo laureati.

Solo accogliendo queste richieste, infatti, verrebbe affermata pienamente l’uguaglianza dei diritti fondata sul merito e non sulla permanenza in graduatoria, la quale da sola non garantisce un’adeguata preparazione didattica e disciplinare, anzi svilisce agli occhi del Paese intero la figura del docente che, invece, si è dichiarato di voler valorizzare».

Vincenzo Viglione

 

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