Papa Francesco si unirà nel pomeriggio di lunedì 3 giugno nella basilica di San Pietro al pellegrinaggio di duemila beragamaschi a 50 anni esatti dalla morte di papa Giovanni, al secolo Angelo Giuseppe Roncalli, il papa che ha indetto il Concilio e scritto la “Pacem in terris”, nato a Sotto il Monte il 25 novembre 1881, proclamato beato nel 2000.

Divenuto papa in tarda età, dopo una vita al servizio della Chiesa (prima in diplomazia e poi patriarca di Venezia), l’anziano bergamasco di origine contadine, era stato scelto per essere un papa di transizione. In realtà nei pochi anni del suo pontificato, dal ’59 al ’63, pose le basi del rinnovamento della Chiesa, convocando a sorpresa il concilio Vaticano II e guidandone la prima fase. Concluso da Paolo VI il Vaticano II ha cambiato la Chiesa al suo interno e nei rapporti con le altre religioni e confessioni. Nella biografia del beato di Sotto il Monte, venerato in tutto il mondo, ci sono una serie di gesti e prese di posizione che gli attirarono anche diffidenze e critiche.

Tra queste l’aver teso la mano all’Unione Sovietica ricevendo il genero di Krusciov, Adjubei, e l’essersi adoperato perché al Concilio partecipassero anche degli osservatori della Chiesa ortodossa. Per qualcuno infatti papa Giovanni fu troppo conciliante con le sinistre, addirittura filocomunista. Per altri invece ebbe simpatie per il fascismo, fu troppo morbido con le posizioni teologiche degli ortodossi, spinto da ottimismo inguaribile e ansia ecumenica. Per altri ancora fu buono ma non santo, e per giunta gli piaceva troppo il cibo.

Ancora nel febbraio del Duemila i lefevriani hanno preso posizione contro la sua beatificazione, affermando che “strinse un patto con il Cremlino” per avere gli osservatori ortodossi al Concilio. La sua enciclica Pacem in terris è una pietra miliare nel magistero ecclesiale e nel dialogo della Chiesa con il mondo; il suo impegno per la pace aiutò l’umanità e scansare il pericolo di un terzo conflitto mondiale, nella crisi tra Usa e Urss per i missili a Cuba. Ma è stato anche il Papa amato per il suo affetto semplice e immediato, quello che in un celebre discorso alla radio invitò a carezzare i bimbi per trasmettere loro “la carezza del Papa”.

Quartogenito di tredici figli, Angelo Giuseppe Roncalli nacque nel 1881 da una famiglia di mezzadri. Ad appena 11 anni entrò nel seminario di Bergamo, dove iniziò poco dopo, diciassettenne, a scrivere il suo ‘Giornale dell’animà. Nel 1920 papa Benedetto XV lo chiamò a Roma come proprio cappellano e gli affidò la Presidenza dell’Opera della Propagazione della Fede. Poi papa Pio XI, eletto nel 1922, decise di utilizzare le doti diplomatiche di Roncalli per inviarlo in sedi estere particolarmente difficili, dalla Bulgaria, alla Turchia, poi in Grecia e in Francia, dove riuscì a difendere gli interessi della Chiesa dagli attacchi anticlericali del Generale De Gaulle. Aveva compiuto da poco 70 anni quando Pio XII, nel 1952, lo richiamò a Roma.

Dopo alcuni anni a Venezia come patriarca, a 77 anni fu eletto Papa, e scelse il nome di Giovanni, che era stato di suo padre, del patrono del suo paese, Sotto il Monte, nonché dell’evangelista della carità. Poco dopo annunciò il Concilio Vaticano II, il primo sinodo della diocesi di Roma e la revisione del codice di diritto canonico. Durante il suo pontificato, in tre concistori, nominò 37 nuovi cardinali tra cui, per la prima volta, un tanzaniano, un giapponese, un filippino e un messicano.

 

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