Aiutare il prossimo con il volontariato puo’ allungare la vita. Arrivando a ridurre il rischio di mortalita’ del 20% in chi fa della solidarieta’ una regola di vita rispetto a chi e’ meno sensibile verso questo tipo di attivita’.
A stabilirlo e’ una revisione sistematica e una meta-analisi condotta dall’University of Exeter (Gb) pubblicata su ‘Bmc Public Health’. I volontari – riporta la ricerca – hanno livelli piu’ bassi di depressione, una maggiore soddisfazione personale e quindi un benessere psico-fisico piu’ alto, rispetto a chi non si prodiga per il prossimo. Recentemente anche uno studio della Carnegie Mellon University di Pittsburgh (Usa), pubblicato sulla rivista ‘Psychology and Aging’, ha evidenziato come fare volontariato puo’ ridurre il rischio di ipertensione del 40%, ma solo se si e’ ‘over 50′. A livello mondiale, la prevalenza di adulti che danno una mano nel sociale varia con stime del 22,5% in Europa, al 36% in Australia e al 27% negli Stati Uniti. “Molti studi – riporta il lavoro – hanno messo in evidenza i benefici, presunti, per la salute dal fare volontariato. Tra cui una maggiore longevita’, una migliore qualita’ di vita, la riduzione dello stress e dell’ospedalizzazione, ma queste prove spesso non sono basate su prove comparative. La nostra revisione invece -precisano i ricercatori- ha raccolto 40 articoli che riportato i dati di 9 prove sperimentali e 16 studi di coorte che confermano le qualita’ salutari del volontariato”. Secondo Suzanne Richards, autrice della ricerca “i risultati indicano che il volontariato e’ associato a miglioramenti della salute mentale, ma e’ necessario un ulteriore lavoro per stabilire se il volontariato e’ in realta’ l’unica variante o se sono associate a questa anche i fattori biologici e culturali. La sfida -conclude- e’ quella di continuare ad incoraggiare le persone, che vengono da estrazioni sociali diversi, ad esplorare questo tipo di attivita’”