Una ”verifica preventiva di tutto il materiale immesso dagli utenti” non puo’ ”essere ritenuta” doverosa, perche’ ”demandare a un internet provider un dovere-potere di verifica” e’ un’opzione ”non scevra da rischi, poiche’ potrebbe finire per collidere contro forme di libera manifestazione del pensiero”.
Lo ha scritto la Corte d’Appello di Milano nella sentenza con cui ha assolto 4 manager di Google imputati per il caso del video caricato in Rete che ritraeva un disabile vessato.