“E’ film ed e’ un buon film. Ma io ho vissuto la realta’”. Viene alla fine da Leon Panetta, attuale ministro della Difesa uscente e all’epoca dei fatti, direttore della Cia, il miglior giudizio ‘artistico’ su “Zero Dark Thirty”. La pellicola della regista Kathryn Bigelow che racconta l’operazione che porto’ all’eliminazione di Osama bin Laden, il 2 maggio del 2011. Panetta spiega che “e’ piuttosto difficile, per non dire impossibile, ridurre ad un film di due ore”, gli anni di caccia al fondatore di al Qaeda.

Ma allo stesso tempo Panetta riconosce che il film ha in qualche modo “reso” lo spirito della lunga operazione: “Penso che la gente debba farsi una propria opinione. Ci sono parti che ricostruiscono bene come l’intelligence lavori. E penso anche che alla fine alla gente capira’ che non si tratta di un documentario ma di un film”. Sull’aspetto piu’ controverso, il peso che le tecniche di interrogatorio duro assimilibili alla tortura come il waterboarding (affogamento simulato), ebbero nell’ottenere le informazioni per eliminare di bin Laden, Panetta e’ realista: “Ci sono voluti 10 anni di lavoro (per trovarlo), mettendo insieme le diverse informazioni che erano state ottenute. E non c’e’ alcun dubbio che alcune delle informazioni ottenute”, per riuscire ad eliminare il capo di al Qaeda, “furono ottenute anche con alcuni di queste tecniche. Ma e’ difficile dire se si sia trattato di elementi decisivi. Penso sia state parte del puzzle che abbiamo dovuto ricostruire per individuare dove bin Laden si nascondeva” Da ultimo Panetta si e’ concesso una battuta sulle sue origini italiane e sul fatto che l’attore che lo abbia impersonato, James Gandolfini, la star della serie di ‘I Soprano’: “Sono felice che sia stato (scelto) un ‘italiano’ “.

 

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