In Italia sposarsi costa, ma divorziare costa ancora di più e porta a infinite battaglie a colpi di carte bollate. E’ per questo che gli avvocati italiani si schierano compatti a favore dell’introduzione anche da noi dei patti prematrimoniali, al centro di un dibattito che si è svolto oggi al Forum della Famiglia di Napoli. A dare speranza alla versione italiana dei “prenuptials”, come li chiamano oltre oceano, è stata una sentenza della Cassazione del 2012 che ha ritenuto valido un accordo prematrimoniale firmato da una coppia sulla proprietà di un immobile alla cui ristrutturazione avevano concorso entrambi i coniugi.
“Ai miei clienti – ha spiegato oggi a Napoli Patrizia Giannini, avvocato del foro di Roma – sto cominciando a consigliare di redigere un patto prematrimoniale, che renderebbe davvero molto più semplici le cose in caso di divorzio, perché mettersi d’accordo sugli aspetti patrimoniali nel momento in cui ci si ama evita liti furibonde nel momento in cui il matrimonio finisce e si è pieni di rancori”. Ma intanto i “prenuptials” sono ancora illegali in Italia perché dispongono di diritti indisponibili. Negli Usa sono invece all’ordine del giorno tra gli sposi, soprattutto quando di mezzo ci sono star del cinema e dello sport o magnati dell’economia. L’esempio più recente che ha fatto scalpore è quello tra Priscilla Chan e Mark Zuckerberg, il creatore di Facebook: conoscendo il suo geniale consorte fin dai tempi del college, la signora sapeva che sarebbe stato travolto dalla mania del lavoro e del web e così gli ha fatto firmare un contratto che regola i loro rapporti intimi, assicurandosi di potersi godere una serata d’amore almeno una volta ogni sette giorni. Non meno singolari le clausole imposte dalla star dei reality Khloe Kardashian al marito Lamar Odom, stella dell’Nba: tra queste un abbonamento a vita per sè e per la sua famiglia alle partite dei Los Angeles Lakers e un assegno da mille dollari al mese solo per le cure di bellezza. “Per introdurre in Italia i patti prematrimoniali – ha spiegato spiegato l’avv. Annamaria Bernardini de Pace, presidente del Forum della Famiglia – non è necessaria una riforma costituzionale”, e anche per Roberto Nania, ordinario di diritto costituzionale all’Università La Sapienza di Roma, questi patti ”rasserenerebbero il rapporto di coppia riportandolo a una sua dimensione spirituale”. Meglio decidere prima, insomma, anche per aiutare il matrimonio che è in piena crisi, anche economica. I costi per sposarsi vanno da un minimo di 21.000 euro fino a picchi da quasi 80.000 euro: un conto salato che si accompagna al calo di nozze, sia religiose, sia civili, che si registra in Italia da almeno cinque anni. Secondo gli ultimi dati Istat disponibili, nel 2011 sono stati celebrati in Italia 204.830 matrimoni, 12.870 in meno rispetto al 2010. La tendenza alla diminuzione è in atto dal 1972, ma dal 2007 si è particolarmente accentuata: infatti, la variazione media annua è stata del -4,5% tra il 2007 e il 2011, mentre nei precedenti venti anni era stata del -1,2%.