L’apertura delle porte del Duomo di Napoli e l’accensione del braciere, situato nella piazza antistante hanno segnato l’inizio dell’evento di chiusura dell’anno del Giubileo speciale per la città, voluto dal cardinale Crescenzio Sepe. “Abbiamo aperto la porta della nostra cattedrale che simboleggia le porte di tutte le chiese del territorio diocesano – ha affermato il presule – e siamo venuti in pellegrinaggio in questa grande piazza del Plebiscito, cuore della nostra città, per l’atto finale della chiusura ufficiale del Giubileo speciale per Napoli”.

 

A causa della pioggia, la festa si è spostata all’ interno della Basilica di San Francesco da Paola. Anche da qui, dalla chiesa, comincia, nelle parole di Sepe, “un nuovo cammino di speranza, di solidarietà e di collaborazione responsabile che dia al nostro popolo il coraggio e l’entusiasmo di realizzare un profondo cambiamento civile, culturale e religioso”. Per celebrare l’evento di chiusura del Giubileo, Sepe ha voluto accanto, insieme con le autorità cittadine, anche due giocatori del Napoli, Edinson Cavani e Morgan De Santis, acclamati dalla folla al loro arrivo. Dopo l’apertura delle porte del Duomo, alcuni maratoneti hanno portato le fiaccole in giro per la città, mentre un corteo di cittadini, autorità civili e religiose ha raggiunto in corteo piazza del Plebiscito. “Nel Giubileo abbiamo bussato alle porte della coscienza di chi era addormentato o rimasto in silenzio o deposto il coraggio, cadendo nelle braccia della rassegnazione o nelle mani assassine della violenza – ha sottolineato – Grazie a Dio, però, la stragrande maggioranza, costituita dalle forze positive e attive della nostra comunità, ha dato il suo prezioso contributo per la realizzazione di progetti a favore dei più deboli e bisognosi di aiuto e di vera solidarietà e, soprattutto, dei giovani”.

“Stasera Napoli è più luminosa e mostra tutta la sua bellezza, costruita dalle intelligenze, dalle eccellenze e dalla genialità dei suoi figli, i quali vogliono finalmente essere protagonisti del proprio destino – ha aggiunto – Questa nuova consapevolezza nasce dalla certezza che abbiamo compreso che insieme, diversi e uguali, senza aspettare soltanto soluzioni dall’alto o dal di fuori, si può costruire un futuro migliore, facendo leva sul sacrificio del proprio lavoro, sul proprio ingegno e sui propri valori, sulla solidarietà per cui l’abbondanza degli uni supplisce alla indigenza degli altri”. “Il Giubileo ci ha aiutati a trasmettere e far vivere le speranze e le attese, gli slanci generosi e la volontà di contribuire a guarire le mille piaghe che abbrutiscono il nostro corpo sociale – ha concluso il cardinale – Che sarebbe Napoli senza speranza? Non sarebbe più Napoli, non sarebbe questo capolavoro di bellezza e di generosità che Dio ha posto nelle nostre mani”.

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