NAPOLI – Riscoprire la felicità sotto le lenzuola è possibile. Anche dopo l’asportazione della prostata per tumore che normalmente provoca l’impotenza e un leggero rimpicciolimento delle dimensioni del pene. E’ possibile grazie a delle protesi peniene, le Ams-700 prodotte negli Stati uniti, utilizzate all’ospedale Cardarelli di Napoli. Una tecnica innovativa che è valsa all’equipe di Andrologia chirurgica, diretta da Maurizio Carrino, il premio ‘L’arco di Apollò che verrà consegnato giovedì prossimo durante un workshop di alta formazione.

Il meccanismo di funzionamento delle protesi è semplice e sicuramente farà invidia anche a tanti uomini che non hanno subito la prostatectomia: a comando, infatti, premendo un semplice tasto, la protesi si attiva e mette l’uomo in condizione di tornare ai sui antichi fasti. Una volta poi raggiunto il pieno appagamento dei sensi, sempre premendo il medesimo tasto, si ritornerà a una situazione di relax. Secondo recenti studi, l’impotenza dopo la prostatectomia riguarda milioni di italiani che per questo vivono anche un altro trauma, quello della crisi di coppia. L’asportazione radicale della prostata, porta infatti con sé problemi di impotenza e per tornare ad amare, se i farmaci stimolatori dell’erezione sono inefficaci, una valido aiuto arriva dall’impianto di protesi peniene tricomponenti di nuova generazione. “L’intervento chirurgico per eliminare il tumore alla prostata è risolutivo – dice Carrino – ma nonostante le tecniche laparoscopiche e robotiche e la nerve sparing, causa ancora impotenza in circa il 70% dei casi. Le protesi peniene idrauliche di ultima generazione consentono un’erezione simile a quella fisiologica con un meccanismo di funzionamento molto semplice basato sull’inserimento, all’interno dei corpi cavernosi, di due cilindri artificiali collegati ad una pompa di controllo, a livello dello scroto, e ad un serbatoio contenente del liquido”. “L’uomo – continua Carrino – può così ottenere un’erezione quando vuole con la stessa sensibilità e capacità di orgasmo che aveva prima dell’intervento premendo un attivatore a pressione posto sotto la cute dello scroto tra i due testicoli. In questo modo il liquido contenuto nel serbatoio si trasferisce ai cilindri e il pene si indurisce. Premendo di nuovo il liquido passa dai cilindri al serbatoio facendo ritornare il pene in condizione di riposo”. Rispetto a quelle del passato, inoltre, le protesi tricomponenti consentono una perfetta erezione con un ingrossamento e allungamento del pene risolvendo così anche la riduzione delle dimensioni, ulteriore effetto collaterale della prostatectomia (meno 1,5 cm nei 15 giorni successivi all’intervento e meno 2 cm entro l’anno successivo). Gli interventi di chirurgia protesica lo scorso anno sono stati 1.200: solo lo 0.4% degli italiani con gravi problemi erettili ha ricevuto un trattamento risolutivo, nonostante molti studi scientifici dimostrano l’efficacia delle protesi con un elevato grado di soddisfazione per la coppia. Nel reparto di urologia e chirurgia andrologia sono 500 le visite andrologiche e 2500 gli interventi di chirurgia urologica l’anno di cui circa 300 di chirurgia andrologica. Grazie a un budget particolare messo a disposizione dai vertici aziendali vengono effettuati almeno 15 impianti protesici idraulici di ultima generazione senza alcuna costo economico per il paziente.

 

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