Lo smaltimento dei rifiuti campani in altre regioni avviene mediante intesa tra la regione Campania e la singola regione interessata. E’ questa la norma al centro delle polemiche sul decreto ambiente approvato con 382 si’ oggi alla Camera (che torna al Senato per il via libera definitivo) dopo il si’ alla fiducia di ieri sera.

Una previsione quest’ultima oggetto dell’iniziativa del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris che nei giorni scorsi ha telefonato al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano per segnalare il rischio di una nuova emergenza in citta’. In subbuglio anche i maggiorenti del Pdl in Campania che ieri hanno fatto mancare i loro voti alla fiducia: tra questi Luigi Cesaro e Edmondo Cirielli che sono anche rispettivamente presidente della provincia di Napoli e di quella di Salerno. Il provvedimento dopo l’ok di Montecitorio dovra’ tornare al Senato con tempi contingentati. Scade infatti domenica 25 marzo. Il decreto, sul punto specifico aveva segnalato fin dalla prima stesura alcune difficolta’: la possibilita’ di portare i rifiuti della Campania fuori regione fino alla fine dell’anno senza la necessita’ di un’autorizzazione specifica della regione destinata ad accoglierli era stata espunta gia’ dal provvedimento pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Ipotesi su cui si erano invece concentrati in un primo momento i tecnici del ministero dell’Ambiente per scongiurare la multa dell’Europa ad esito della procedura d’infrazione per l’Italia per il caso dei rifiuti a Napoli. Multa (20 milioni subito piu’ 500 mila euro al giorno fino all’attuazione delle prescrizioni) attesa gia’ per gennaio ed evitata (almeno fino a giugno) per iniziativa del ministro Corrado Clini che due mesi fa aveva incontrato il commissario europeo, Janez Potocnik rassicurandolo su una gestione efficace del periodo transitorio fino all’entrata a regime del piano sui rifiuti elaborato dalla regione Campania. Nella procedura d’infrazione la Commissione europea aveva infatti stigmatizzato la persistenza di un quadro di instabilita’ e di insufficienza del sistema di gestione dei rifiuti evidenziando la mancata individuazione di soluzioni per la gestione del periodo transitorio utile a realizzare gli impianti previsti per dal nuovo piano regionale sui rifiuti. La Commissione europea in particolare ha messo nel mirino le autorita’ italiane per non essere state in grado di assicurare l’invio di rifiuti fuori della Campania in misura adeguata, per motivi giuridici e tecnici “nonostante la normativa comunitaria non osti ad una cooperazione interregionale e tra Stati membri nella gestione dei rifiuti”. Attualmente nessuna discarica risulta funzionante tra Napoli e Provincia che rappresentano oltre il 60 per cento delle 7000 tonnellate di rifiuti prodotti dall’intera Campania: in questo momento delle 4000 tonnellate al giorno prodotte da Napoli e dai comuni dell’hinterland, circa 3000 finiscono negli stir (impianti intermedi) per finire al termovalorizzatore di Acerra (1700 tonnellate) e in parte accantonati (300 tonnellate) con destinazione l’Olanda. Quanto alla frazione umida attualmente la gran parte finisce in Puglia (circa 1300 tonnellate), mentre quantitativi residuali finiscono in Liguria. Stessa destinazione e cioe’ la Puglia, anche per i rifiuti della provincia di Salerno, mentre a Caserta si utilizza la discarica in via di esaurimento di San Tammaro. Avevano espresso formalmente diniego ai rifiuti della Campania Veneto, Piemonte e Lombardia, mentre regioni come Sicilia, Emilia-Romagna e Toscana hanno interrotto la disponibilita’ accordata in precedenza.

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui