In Campania ci sono circa 8mila camici bianchi abusivi. Figure che vanno dal tecnico di radiologia medica, al logopedista, al fisioterapista, all’igienista dentale agli psicomotricisti, passando per i tecnici di laboratorio e per finire agli ortottisti, agli audiometristi, educatori professionali, dietisti e altre figure tecnico assistenziali delle tre aree. Camici bianchi impiegati in strutture sanitarie pubbliche, in quelle accreditate o nel privato ovvero da liberi professionisti e che, dalla data di istituzione dell’Ordine (il 3 gennaio del 2018), avrebbero dovuto regolarizzare la loro posizione e non l’hanno fatto. A denunciarlo è Franco Ascolese, presidente del nuovo Ordine per le province di Napoli, Avellino, Benevento e Caserta. «In Campania – dice Ascolese – su circa 20mila addetti sinora si sono iscritti all’Ordine solo 12mila professionisti. Una platea di abusivi stimata dall’Ordine nazionale estrapolando i dati di chi è in possesso di vecchi titoli e dei laureati non iscritti. I primi sarebbero destinati comunque a confluire negli elenchi speciali». Elenchi, questi ultimi, aperti fino al 31 dicembre scorso e che poi per proroga del Ministero della Salute resteranno aperti fino a fine giugno. «Già un anno e mezzo fa e poi con ulteriori lettere e solleciti – continua Ascolese – abbiamo segnalato il problema alla Regione e alle Asl chiedendo di verificare l’osservanza, da parte dei professionisti alle loro dipendenze, dell’obbligo di iscrizione al relativo albo professionale afferente all’Ordine. La collaborazione della Regione, che ha emanato circolari in merito, e delle Asl, in particolare della Asl Napoli 1, c’è stata – chiarisce il presidente Ascolese – e siamo passati da 5mila iscritti da metà 2018 ai 12mila attuali. Mancano all’appello ancora migliaia di iscritti di cui un migliaio nel pubblico e il resto nel settore privato, libero professionale e accreditato. La Asl metropolitana è stata tra le più attive su questo fronte sospendendo anche alcuni dipendenti non in regola. Qui la questione incrocia la diatriba sull’onere del costo di iscrizione all’Ordine che le Asl sostengono ricada sul dipendente e che alcuni camici bianchi invece intendono a carico dell’azienda di appartenenza. Su questo la giurisprudenza propende per il costo dell’iscrizione a carico del lavoratore. Molti professionisti abusivi si anniderebbero dunque soprattutto nei centri accreditati e nel settore privato o tra i liberi professionisti. Prestatori d’opera dipendenti o con contratti precari e a partita Iva che senza iscrizione all’Ordine incorre ugualmente nel reato di esercizio abusivo della professione.