NAPOLI – Lì dove un tempo si combatteva tra la vita e la morte oggi si parla di qualità e durata della vita: leucemia mieloide cronica, sindromi mielodisplastiche, linfoma di hodgkin, tutte patologie che, grazie al vorticoso progresso della ricerca e all’introduzione dei farmaci biologici,

oggi si sconfiggono con elevate percentuali di successo. Di questo hanno discusso oggi i maggiori ematologi italiani riuniti nel quarantatreesimo congresso nazionale della Società italiana di ematologia (Sie) alla Mostra d’oltremare di Napoli. Al tavolo dei relatori il direttore del dipartimento di Ematologia del Policlinico e presidente nazionale Sie, Fabrizio Pane, il direttore del dipartimento di Ematologia e scienze Oncologiche “Seragnoli” di Bologna Michele Baccarani e i vice presidenti di Sie, l’oncologo Pellegrino Musto e l’ordinario di Ematologia a Verona Giovanni Pizzolo. Sono i farmaci biologici il vero punto di svolta nella lotta alle neoplasie del sangue. Farmaci ormai arrivati alla seconda generazione, definiti intelligenti per la capacità di colpire in maniera specifica le cellule malate risparmiando quelle sane riducendo così drasticamente i livelli di tossicità.

Farmaci che spesso sono somministrati sotto forma di compresse per via orale, facilmente assumibili anche a casa, con ridotti effetti collaterali e uno sgravio per il sistema sanitario che evita ricoveri in ospedale e day hospital. E l’efficacia di queste terapie è in alcuni casi sorprendente: nella leucemia linfatica acuta del bambino e in alcune leucemie acute dell’adulto si è raggiunto l’80% della sopravvivenza. Il 60% per i linfomi di Hodgkin, mentre per la leucemia mieloide cronica la sopravvivenza va oltre i 20 anni e per il mieloma multiplo la qualità della vita è decisamente migliorata. Il tutto con dei farmaci a bassi livelli di tossicità e ridotti effetti collaterali tipici invece dei chemioterapici. Un momento di svolta importante per la lotta alle neoplasie del sangue senza però dimenticare i tanti problemi.

“Bisogna fare maggiore attenzione all’ambiente e agli stili di vita – sottolinea Pellegrino Musto – Il fumo, su substrato già predisposto, resta ancora il maggiore fattore di rischio”. “Abbiamo delle strutture troppo affollate e lunghe liste d’attesa – spiega Fabrizio Pane – E sarebbe importante avere un registro tumori per effettuare calcoli statistici e per una più efficace programmazione sanitaria”. Il congresso del Sie proseguirà fino mercoledì prossimo con una serie di incontri tenuti da più di 150 relatori arrivati da tutto il mondo e oltre 2000 partecipanti.

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