“Denunciare”: deve diventare un imperativo per le donne che subiscono violenza “al primo segnale”. Carla Caiazzo, 38 anni, è la donna bruciata viva dall’ex compagno, mentre era all’ottavo mese di gravidanza. Si sono salvate entrambe, lei e la sua piccola Giulia. Oggi, alla presentazione, a Napoli, dell’Osservatorio antiviolenze sulle donne, ripete come fosse un mantra che c’è necessità di denunciare. Soprattutto “senza vergognarsi” di quello che si sta subendo perché “a vergognarsi deve essere chi compie questi gesti”. “Occorre denunciare o quantomeno comunicarlo a qualcuno – dice – In famiglia, a qualche amica cara, ma è giusto che lo si sappia perché è inutile tenerlo dentro”. Occorre aprire gli occhi “appena ci sono i primi episodi di violenza perché in un rapporto di coppia, deve esserci amore. Anche solo un gesto di violenza indica che c’è qualcosa che non va. L’amore non è violenza”. Carla ha iniziato la sua battaglia per sé e per tutte le donne “dopo la vicenda che mi ha riguardato”. E ha dato vita a una associazione che si chiama “Io rido ancora”. “Le ultime parole che mi disse quell’individuo (l’ex compagno ndr) furono: “‘Fammi vedere se adesso ridi ancora’ – racconta – e io sono qui e sì, rido ancora”. “Io sono a metà del mio percorso, al di là dell’aspetto psicologico ci sono cicatrici che non andranno più via – afferma – Sono cose che saranno con me per tutta la vita. Per curare le ferite sul corpo c’è bisogno di tempo, ho fatto diversi interventi, ora devo passare alla parte estetica”. “Sono ancora in convalescenza, ma manca veramente poco – conclude – Psicologicamente ho già superato gran parte della storia, ora non mi resta che farlo per altre donne e per evitare che anche loro vivano le stesse situazioni”.