Omicron non arretra, anzi. E così, mentre si sfiorano i 100mila contagi in ventiquattr’ore (ieri 98.030), il governo ha deciso di intervenire con un nuovo decreto per evitare che il Paese finisca paralizzato per i troppi italiani in quarantena a causa di un contatto con un positivo. Un allentamento definito al termine di una lunga giornata di discussioni e un Consiglio dei ministri infuocato che, se da un lato ha eliminato l’obbligo di isolamento per chi ha ricevuto la dose booster o anche la seconda da meno di 4 mesi (sostituendolo, con obbligo di Fpp2 per 10 giorni e, se sintomatici, test negativo dopo 5) e dall’altro ha ridotto da 7 a 5 giorni la quarantena per chi si è vaccinato con due dosi da più di 4 mesi, non ha coinvolto affatto i No vax: i non vaccinati in caso di contatto con un positivo dovranno ancora restare in casa per 10 giorni. Una riformulazione delle regole attuali a cui però l’esecutivo ha affiancato un’ulteriore stretta: dal 10 gennaio il Super Green pass – ottenibile con vaccino e guarigione – sarà obbligatorio anche per usufruire del trasporto pubblico, accedere fiere e impianti di risalita sciistici, oltre che alberghi e strutture ricettive, feste conseguenti alle cerimonie civili o religiose, sagre e fiere, piscine, centri sportivi e centri benessere. Inoltre un accordo è stato raggiunto anche sulla riduzione della capienza degli impianti sportivi dal 75% al 50% all’aperto e dal 50% al 35% al chiuso, e sulla necessità di calmierare i prezzi delle mascherine Ffp2 (dal 25 dicembre obbligatorie sui mezzi di trasporto pubblici, in cinema, teatri e musei, e negli stadi). In ogni caso, a quanto trapela da Palazzo Chigi, si tratta solo di «un primo blocco di misure», a cui con grande probabilità se ne aggiungeranno altre ai primi di gennaio, forse proprio l’obbligo di Super Green pass per tutti i lavoratori. A stabilire le nuove misure, appunto, è stato un Cdm piuttosto difficile, peraltro solo culmine di 12 lunghe ore in cui Regioni, esecutivo e Comitato tecnico scientifico si sono confrontati più volte.
Ad inaugurare l’articolata giornata che ha portato al Cdm delle 20.30 sono state le Regioni. I governatori, riuniti in Conferenza alle 9.30, hanno inviato una proposta al ministero della Salute che prevedeva la ridefinizione delle quarantene, la necessità di effettuare tamponi prevalentemente ai sintomatici (quest’ultima istanza è stata poi accolta) e – spiegano – «l’estensione del Super Green pass». Ma «non a tutti i lavoratori» come filtrato ieri, quanto solo «ad alcune categorie, come dipendenti della Pa e ai trasporti pubblici». Tant’è che poi già nella cabina di regia convocata nel pomeriggio e protrattasi per due ore, è arrivata la frenata sull’estensione del Qr Code al mondo del lavoro (nonostante l’insistenza di Pd e Forza Italia). Un alt intimato non solo dalla Lega, ampiamente rappresentata tra i governatori, ma anche dal M5S. Un duro scontro solo per ora superato mettendo nel mirino una cerchia più ristretta di attività oggi non contemplate dalla normativa sul Super Green pass. Prima di infiammare e poi accordare i ministri però, il testo elaborato dalle Regioni (riconvocate dal governo nel tardo pomeriggio), è stato anche vagliato dal Comitato tecnico scientifico. A dispetto delle anticipazioni però il Cts ha adottato una «linea morbida», pur senza avallare del tutto le richieste dei governatori. L’idea dei tecnici era quella di azzerare la quarantena solo ai vaccinati impiegati nei servizi essenziali – purché indossassero una Ffp2 per una settimana – e di ridurla a 5 giorni ai vaccinati con booster. Una linea sposata dai più rigoristi all’interno del governo, che però non ha trovato fortuna. Troppo alto il rischio di paralizzare il Paese. Così infatti nel giro di qualche giorno potrebbe riproporsi in tutti i settori quanto già avvenuto nei trasporti. Il personale in quarantena è troppo e così Trenitalia ha dovuto cancellare il 5% delle corse regionali, al pari dei gestori locali a Milano, in Liguria e a Napoli.