La variante Omicron dilaga in tutta Europa e in Italia la curva dei contagi si mantiene alta, costantemente sopra i centomila casi al giorno. E risultano in aumento anche i ricoveri nei reparti ordinari in un ordine di grandezza nettamente superiore rispetto ai numeri delle terapie intensive. Un effetto che sembra sia conseguente alla minore virulenza di Omicron rispetto a Delta che, tuttora, rappresenta la variante presente nella maggior parte dei pazienti attualmente in gravi condizioni. Ma la forte crescita delle ospedalizzazioni potrebbe essere condizionata anche da un altro fattore. Da uno studio condotto da Fiaso, la Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere, il 34 per cento dei pazienti positivi ricoverati non è malato Covid. Ovvero, non è in ospedale per sindromi respiratorie o polmonari e non ha sviluppato la malattia da Covid, ma richiede assistenza sanitaria per altre patologie ed è risultato positivo al tampone pre-ricovero. Secondo i dati emersi dall’analisi sui ricoveri di 6 grandi aziende ospedaliere e sanitarie in Italia, un paziente su tre, sia pur con infezione accertata al virus Sars-Cov-2, viene ospedalizzato per curare tutt’altro: traumi, infarti, emorragie, scompensi, tumori. Lo studio ha coinvolto Asst Spedali civili di Brescia, Irccs ospedale Policlinico San Martino di Genova, Irccs Aou di Bologna, Policlinico Tor Vergata, ospedale San Giuseppe Moscati di Avellino e Policlinico di Bari, per un totale di 550 pazienti ricoverati nelle aree Covid delle sei strutture: un campione pari al 4% del totale dei ricoverati negli ospedali italiani. La rilevazione è stata effettuata il 5 gennaio. Dei 550 pazienti monitorati, 363 (il 66%) sono ospedalizzati con diagnosi da infezione polmonare, mentre 187 (il 34%) non manifestano segni clinici, radiografici e laboratoristici di interessamento polmonare: ovvero sono stati ricoverati non per il virus ma con il virus. E inoltre, i pazienti ricoverati per Covid sono molto più anziani, con un’età di 69 anni, mentre i contagiati privi di sintomi e ricoverati per altre patologie hanno in media 56 anni. Tra i primi risulta vaccinato con un ciclo completo di tre dosi o con due dosi da meno di 4 mesi solo il 14%, di contro tra gli altri è vaccinato con tre o due dosi da meno di 4 mesi il 27%. In entrambi i gruppi c’è una preponderanza di soggetti non vaccinati o che non hanno ancora fatto la dose booster.