La variante Omicron ha dimostrato di saper viaggiare ad una velocità fin qui mai vista in un virus, superando anche la già contagiosissima Delta che a sua volta aveva surclassato Alpha. Ma ciò che si sta notando, osservando il quadro clinico dei pazienti, è la sua sintomatologia. Diversa rispetto al virus originale del SarsCov2. Se è vero che la sua capacità di diffondersi ha arginato la barriera innalzata dalle due dosi di vaccino, ciò che sembra invece ancora tenere è la protezione dalla malattia grave. Di recente uno studio condotto da un team ricercatori della Facoltà di Medicina LKS dell’Università di Hong Kong (HKUMed) ha mostrato un impatto diverso su bronchi e polmoni rispetto alle precedenti varianti (da Alpha fino a Delta) che avrebbe reso la variante Omicron molto più infettiva e probabilmente meno grave in termini di malattia. I ricercatori hanno scoperto che Omicron infetta e si moltiplica 70 volte più velocemente della variante Delta e del SARS-CoV-2 originale nei bronchi umani, il che potrebbe spiegare perché riesca a trasmettere più velocemente l’infezione rispetto alle varianti precedenti. Il loro studio ha anche dimostrato che l’infezione da Omicron nel polmone è significativamente inferiore rispetto alla SARS-CoV-2 originale, il che potrebbe essere un indicatore di una minore gravità della malattia. «Se hai mal di gola, naso che cola e mal di testa ci sono buone probabilità che sia Covid», avvertono i ricercatori del Regno Unito. Il team di studio di Zoe Covid guidato da Tim Spector, che analizza le condizioni delle persone che hanno contrato il Covid attraverso i feedback del pubblico, stima che la metà delle persone con sintomi simili al raffreddore abbia effettivamente il Covid.
«Per la maggior parte, il Covid è una malattia lieve. Alcuni non hanno alcun sintomo. Ma può ancora causare malattie molto gravi in ââalcune persone, comprese quelle che non sono state vaccinate. Se hai sintomi simili al raffreddore, fai un test Covid», afferma lo scienziato capo, il professor Tim Spector. «Per la maggior parte delle persone, un caso positivo a Omicron sembrerà molto più simile al comune raffreddore, che inizia con mal di gola, naso che cola e mal di testa. Basta chiedere a un amico che è risultato positivo di recente per scoprirlo», ha aggiunto. Secondo l’ultimo report aggiornato dal ministero della Salute britannico esistono alcune prove di laboratorio di differenze biologiche tra Omicron e Delta, inclusi i meccanismi di ingresso virale. Questi potrebbero fornire una spiegazione plausibile del fatto che l’infezione da Omicron sia intrinsecamente meno grave di Delta. Sono emerse alcune prove preliminari di cambiamenti nei sintomi riportati con l’infezione da Omicron (bassa confidenza). In particolare, la perdita del gusto o dell’olfatto sembra essere segnalata meno frequentemente. L’evidenza attuale dei casi Omicron analizzati in Gran Bretagna mostra inoltre come i pazienti siano in grado di guarire in media in cinque-sette giorni, sebbene alcuni dei sintomi come tosse e affaticamento possano persistere più a lungo. Nei casi più gravi è stata segnalata anche mancanza di respiro, che è stata osservata per durare fino a 13 giorni dopo.
Tra i motivi della velocità di diffusione potrebbero esserci i tempi di incubazione, più brevi rispetto alle precedenti varianti fin qui affrontate, dal ceppo originale del SarsCov2 fino ad Alpha e Delta. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che l’insorgenza dei sintomi impiegasse da due giorni a due settimane per manifestarsi nei casi di persone infette dal primo ceppo di coronavirus. Tempo che si è accorciato con la variante Delta e che si sta dimostrando ancora più breve con Omicron che viene identificato da tre a cinque giorni. L’immunizzazione delle persone che si sono vaccinate, unite a coloro che di recente hanno superato l’infezione, potrebbe aver portato il virus a muoversi in maniera differente, creando meno problemi alle persone contagiate. In particolare i dati dalla Gran Bretagna, alle prese con numeri altissimi di casi giornalieri, superiori a 120.000 positivi in più ogni 24 ore, mostrano come molte di queste persone si trovino a casa con sintomi lievi, alcuni asintomatici. Al contrario invece continuano ad essere a rischio le persone che hanno scelto di non vaccinarsi, esponendosi al pericolo del virus senza barriere. Un’altra buona notizia arriva inoltre dall’efficiacia della dose booster capace di riportare ad alte percentuali la copertura anche contro l’infezione. Da questi ultimi dati è stata infatti decisa la strategia di alcuni Paesi di anticipare il richiamo, alcuni a tre mesi mentre l’Italia a 4 mesi, dalla seconda dose. I dati diffusi il 16 dicembre dallo studio sui sintomi del Covid, gestito dalla società di scienze sanitarie Zoe e dal King’s College di Londra, mostrano che i primi cinque sintomi riportati nell’app per l’infezione da Omicron erano naso che cola, mal di testa, affaticamento (lieve o grave), starnuti e mal di gola. Questa analisi iniziale si è basata su casi positivi a Londra, che è stata selezionata per la sua maggiore prevalenza di Omicron rispetto ad altre parti del Regno Unito. Tra i sintomi più comuni erano invece meno presenti febbre, tosse e perdita dell’olfatto o del gusto che ormai rappresentavano il campanello dall’allarme per l’infezione provocata dalle precedenti varianti.