La discesa è cominciata ed è reale. C’era stata una frenata della diminuzione dei nuovi casi positivi una decina di giorni fa. La riapertura delle scuole aveva fatto scattare un segnale di allarme, ma per fortuna la fase critica ora appare superata. Un dato su tutti: i 133.142 casi positivi di ieri sono certo un numero molto alto, ma segnano una diminuzione importante rispetto al martedì di una settimana fa, pari al 28,7 per cento. E anche i ricoveri vanno nella stessa direzione: oggi i pazienti Covid negli ospedali italiani sono 21.422, di cui 1.549 in terapia intensiva, solo sette giorni fa erano 21.721, di cui 1.694 nelle rianimazioni. «Salvo brutte sorprese – spiega il professor Massimo Ciccozzi del Campus Bio-Medico di Roma – questa discesa ci porterà a una primavera molto più serena, dobbiamo solo superare febbraio, senza eccedere nella sottovalutazione delle insidie di questa pandemia». Il professor Giovanni Sebastiani, matematico del Cnr, ha stabilito anche quando sono stati raggiunti i picchi: «Il 6 gennaio abbiamo raggiunto il dato più alto dei positivi ai tamponi molecolari, il valore più affidabile per comprendere l’andamento della pandemia. C’era poi stata una stasi, ma per fortuna quel dato ora scende di nuovo. La mia valutazione è che ci sia stato un contraccolpo della riapertura delle scuole, ma che sia stato assorbito. Non a caso l’unica classe di età la cui incidenza continua a salire è quella tra 0 e 9 anni». Secondo Sebastiani il picco dei nuovi positivi c’è stato il 14 gennaio, anche in anticipo rispetto a ciò che ci si poteva aspettare. «Quello dei decessi è stato raggiunto la settimana scorsa». Non lasciamoci ingannare dal numero di ieri, 427, perché il martedì è un giorno non sempre affidabili per varie ragioni anche burocratiche. «Il numero massimo degli ingressi in terapia intensiva invece lo abbiamo avuto l’11 gennaio. I numeri stanno mostrando che la percentuale di casi gravi, rispetto al totale dei positivi, è indubbiamente più bassa con la variante Omicron. Va solo capito se è una caratteristica di questa mutazione o se sia soprattutto l’effetto dei molti vaccinati».
Non ci saranno cambi di rotta? «Elementi di incertezza ci sono sempre, ad esempio oggi vediamo alcune province come Sassari e Messina che stanno risalendo. Però il fatto che la percentuale dei tamponi molecolari stia scendendo costantemente, negli ultimi tre giorni, è promettente» sostiene Sebastiani. Dunque, il verdetto dei numeri conferma che la discesa è cominciata. Ma chi si occupa di virus e di epidemiologia è altrettanto ottimista? Il professor Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di Statistica medica ed Epidemiologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma, spiega: «Penso che a primavera avremo davvero molti meno casi. Sono sincero, non mi aspettavo una discesa così rapida. Siamo entrati nella normale prassi di endemizzazione del virus. Ma serve cautela: anche una curva che scende mostra persone che si contagiano, vanno in ospedale o muoiono. Questo premesso, sicuramente stiamo superando la fase critica anche per gli ospedali». Il professor Ciccozzi è stato tra i primi a parlare di una minore aggressività della Omicron. «I dati lo stanno confermando. In chi ha ricevuto la terza dose, causa quasi sempre sintomi poco rilevanti, spesso un raffreddore. Per i non vaccinati è differente. Abbiamo però il problema dei bambini: tra 0 e 11 anni nelle ultime tre settimane abbiamo visto più casi che in tutti gli altri mesi della pandemia. D’altra parte non ci sono più restrizioni, molti bambini non sono vaccinati e la Omicron è contagiosa quanto il morbillo». Lo scenario che vede Ciccozzi pone una sorta di valico da superare: «Penso che una volta che sarà passato febbraio, la strada diventerà tutta in discesa. Ma questo non deve volere dire che si possono rinunciare a tutte le misure di attenzione. Io continuerei con l’uso della mascherina, eviterei fughe in avanti di chi addirittura propone di contagiarci tutti con la Omicron. Non mi aspetto neppure che la Omicron 2 possa cambiare sostanzialmente l’andamento attuale della pandemia, anche se bisogna vigilare. Il vero arretramento ci sarebbe se dovesse arrivare una nuova variante, non possiamo mai escluderlo, però al momento sembra che quasi tutta la gamma di mutazioni che questo virus poteva fare si stia esaurendo».