«Siamo ancora un popolo che cammina nelle tenebre nonostante le luminarie accese». Il vescovo Antonio Di Donna bacchetta, in occasione della sua omelia, la politica locale insufficiente, a suo dire, a perseguire il bene comune. La perdurante pandemia è in cima ai suoi pensieri, ma a preoccupare il presule è soprattutto la deriva a cui soggiacerebbe Acerra. «Le nostre città, seppure illuminate dalle luci natalizie, sono tutte un cantiere aperto. Si ripetono uno dopo l’altro i tentativi di portare impianti di trattamento dei rifiuti nel nostro territorio. La crisi economica costringe molte famiglie ad arrivare con fatica a fine mese. Il centro storico rischia la desertificazione» ammonisce monsignor Di Donna.
Il centro storico cittadino da mesi è un cantiere dove sono in corso d’opera lavori di ripavimentazione di strade e marciapiedi. La stessa piazza Duomo è inaccessibile alle auto e ridotta ad un acquitrino quando piove, perché la posa di basoli e di pietra lavica procede a rilento. Una situazione che ha spinto i commercianti della zona,nei giorni scorsi, a protestare occupando per alcune ore il cantiere. E nel mirino del presule finiscono anche e soprattutto le continue richieste di localizzazione di industrie legate al trattamento di rifiuti pericolosi che la Regione non bloccherebbe in nome del principio di precauzione presente nel regolamento ASI per tutelare le aree già pesantemente contaminate ed interessate dalla presenza di numerosi impianti inquinanti.“Ma soprattutto colpisce il sonno delle coscienze, sia di quelli che si fanno facilmente comprare sia di altri, i quali, pur potendolo, si tirano indietro e non scendono in campo”, rincara la dose il presidente della CEI campana.
E Di Donna non risparmia critiche nemmeno alle luci natalizie allestite dal Comune lungo le strade cittadine ispirate alla favola di Alice nel paese delle meraviglie. «E quale sarebbe, poi, questo paese delle meraviglie? In questo paese c’è ancora qualcosa di cui meravigliarsi? Sembra che ormai, come dice la gente, non ci meravigliamo più di niente! Purtroppo la nostra coscienza si è talmente abituata all’andazzo delle cose che non ci meraviglia veramente più nulla. E i nostri stanchi Natali, “appezzottati”, cioè falsi, scorrono di anno in anno senza convertirci”, sbotta il vescovo di Acerra.
“Quando vedremo le nostre città rivivere, nella giustizia e nella pace; quando ci sarà interesse per il bene comune; quando finiranno intrallazzi e furti; quando l’ambiente sarà pulito; quando i giovani non andranno più via, allora sì ci sarà da meravigliarsi e quella città potrà essere realmente chiamata il paese delle meraviglie” conclude monsignor Di Donna.