Applauso da rockstar a Che tempo che fa sul Nove per Antonio Scurati che si augura ”di tornare ad essere un professore, un padre”, e a Fabio Fazio che gli chiede come è iniziata tutta la polemica sul monologo del 25 aprile dice: ”sono stato chiamato da un programma della tv che pensavo fosse di tutti, in prossimità del 25 aprile perchè ho scritto almeno cinque libri che hanno affrontato quel periodo, mi sono sentito in dovere di ricordare l’anniversario e dicevo le mie idee e muovevo le critiche a chi ci governa e per questo sono stato trascinato per i capelli in una lotta nel fango”. Come hai saputo – chiede Fabio Fazio – che era stato annullato, ”mi stavo facendo la barba ero pronto, è arrivata la telefonata della conduttrice che non conoscevo, era affranta e ha detto ‘la sua partecipazione è stata annullata’. Non ho risposto a chi mi chiamava, ho cercato di non replicare anche se ero dispiaciuto. La cosa più grave è che ad un certo punto della giornata il capo del governo dicendo che, non sa bene come sono andate le cose, e questo mi pare un buon motivo per tacere direbbe mio padre, usa delle parole sgradevoli, mi descrive come un avido. Non deve succedere che un capo di governo attacchi con frasi denigratorie un cittadino che è anche uno scrittore e dovrebbe poter esprimere il suo punto di vista”. Sono situazioni in cui ”c’è enfasi anche nei tuoi sostenitori”. ‘Mi dispiace di essere trascinato in una polemica così volgare e così bassa”, dice a Fazio che gli chiede delle parole di La Russa. ”La seconda carica dello stato è lo Stato, non può buttarsi contro un singolo individuo. Immaginate Mattarella che si sveglia e dice ‘Fazio è un conduttore pessimo”’. E Fazio replica: ”lui è l’unico che non lo ha detto”. ”E’ come dire che un medico fa soldi con la malattia – aggiunge Scurati -, io non faccio soldi con Mussolini ma con il talento, con il lavoro. Non ho fatto nulla di originale con il mio monologo, sono idee e valori che mi sembravano ovvi e scontati”. Fazio gli chiede se l’anno prossimo verrà più spesso, ”ti paghiamo il biglietto e prometto un contratto di una sola pagina”. ”Suscitare paure è molto più facile di suscitare speranze e questo devono fare i politici che guardano al futuro alla politica dell’odio si può contrapporre solo una politica della speranza”. Che cosa hai imparato? ”Se vuoi viver tranquillo in questo momento in questo paese non devi criticare il governo, credevo di sapere avendo studiato e raccontato gli anni bui del fascismo, ho capito un pochino sulla mia pelle che la democrazia è sempre lotta per la democrazia e ci viviamo oggi grazie alla lotta dei nostri nonni e delle nostre nonne. La democrazia non è un albero ad alto fusto ma è come la vite, la devi curare ogni giorno e solo alla fine ti da il magnifico vino della democrazia”.

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