Il 13 marzo 2008, nel corso dell’appello “Spartacus”, fu letta l’istanza di rimessione firmata dai boss Antonio Iovine e Francesco Bidognetti; subito dopo cominciò la tragica stagione delle stragi in provincia di Caserta. La circostanza è stata rilevata dall’attuale procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, sentito come teste al processo in cui sono imputati, oltre agli stessi Iovine e Bidognetti, anche gli avvocati Michele Santonastaso e Carmine D’Aniello, che all’epoca li difendevano. I quattro sono causati di minacce alla giornalista Rosaria Capacchione e allo scrittore Roberto Saviano. Citato come teste della difesa, Cafiero, ex pm della Dda di Napoli e pubblico ministero di udienza al processo Spartacus di primo grado, ha riferito che ai magistrati napoletani apparve subito chiaro, nel marzo del 2008, che la strategia del clan dei Casalesi stava per cambiare. Nei mesi successivi, infatti, avvenne l’evasione del killer Giuseppe Setola e di lì a poco cominciò la tragica catena di delitti che insanguinò il Casertano: furono uccisi, tra gli altri, imprenditori che si erano ribellati al racket, familiari di collaboratori di giustizia ed immigrati africani. Nel corso della prossima udienza dovrebbero testimoniare l’ex capo della squadra mobile di Napoli Vittorio Pisani e l’ex direttore del Mattino Virman Cusenza; subito dopo il pM Antonello Ardituro comincerà la requisitoria

 

 

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