“Nella nostra consulenza non riscontrammo alcun problema all’occhio destro di Setola, mentre al sinistro trovammo un foro maculare che non gli permetteva di vedere davanti”. Lo ha dichiarato il consulente della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, Giuseppe Paludi, durante il processo che vede imputati, dinnanzi il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), il capo dell’ala stragista dei Casalesi, Giuseppe Setola, con l’oculista di Pavia Aldo Fronterrè, accusato di concorso esterno in associazione camorristica e false attestazioni all’autorità giudiziaria. Contestazioni riguardanti le presunte false certificazioni mediche che, nel 2008, permisero a Setola di ottenere i domiciliari in un’abitazione nei pressi della clinica Maugeri di Pavia dove si sarebbe dovuto curare; il 18 aprile dello stesso anno, però, Setola evase dalla clinica, dando inizio alla stagione del terrore nel Casertano che causò 18 morti, tra cui i sei immigrati africani uccisi nella strage di Castel Volturno. Per l’accusa, Setola, che effettivamente soffriva di disturbi all’occhio sinistro per un trauma subito in gioventù, ottenne i domiciliari proprio a causa della “falsa” malattia all’occhio destro. Paludi, insieme all’altro consulente Mario Stirpe, firmò la consulenza sulla situazione di salute di Setola nella primavera del 2009, poco dopo l’arresto del killer a Mignano Montelungo il 14 gennaio 2009. Oggi è stato ascoltato anche un altro testimone, l’ex perito del Tribunale Pietro Morelli, secondo il quale “la diagnosi contenuta in due accertamenti fatti da Setola presso l’azienda ospedaliera di Caserta (uno il 7 dicembre 2004, l’altro il 14 giugno 2005) che parlava della presenza nell’occhio destro di una ‘membrana neo-vascolare neo-retinica’ era sbagliata o comunque non precisa”. Rispondendo alle domande del pm, Morelli ha anche detto che eseguì una visita a sorpresa a Setola durante la quale accertò che il killer, “con l’occhio sinistro, dove era presente un foro maculare, riusciva comunque a distinguere i colori e i contorni”.