Il sequestro di beni per valore di 20 milioni di euro agli eredi di Dante Passarelli, imprenditore al servizio del clan dei Casalesi morto in circostanze misteriose nel 2004 a Villa Literno, e’ valido. A deciderlo e’ stata la Corte Costituzionale che ha ritenuto del tutto legittima la norma introdotta nel 2009 che consente di sequestrare e confiscare i beni del mafioso dopo la sua morte

. La questione era stata sollevata nel 2011 dagli avvocati difensori dei figli dell’imprenditore, durante un procedimento penale presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere nel quale i giudici avevano bloccato i beni del defunto, considerato prestanome dei Casalesi, su richiesta dei magistrati della Dda di Napoli. La Corte ha precisato che se il blocco dei beni viene realizzato entro cinque anni dalla morte della persona indiziata di mafia, saranno gli eredi a difendersi nel procedimento. Dante Passarelli, dice la sentenza definitiva del processo “Spartacus I” emessa nel 2005, era il prestanome del boss Francesco Schiavone detto Sandokan, che aveva acquistato la storica tenuta agricola La Balzana, adibita a coltivazione di pomodori dall’azienda Cirio. I figli del defunto hanno poi investito il denaro in aziende per il confezionamento dello zucchero.

 

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