Il processo nato dall’operazione denominata ‘Chernobyl’ incentrata sui reati ambientali partita da un’indagine del 2007 della procura di Santa Maria Capua Vetere, non si celebrera’ nel tribunale Casertano, ma nel palazzo di giustizia di Salerno. E’ la decisione presa questa mattina dai giudici della prima sezione penale del tribunale sammaritano, presidente Orazio Rossi, a latere Francesca Auriemma, che hanno accolto una eccezione presentata dai legali dei 38 imputati, tutti imprenditori, agricoltori e amministratori pubblici. Il tribunale si e’ dichiarato incompetente per territorio, in quanto i reati principali contestati agli imputati sarebbero stati commessi nel territorio Salernitano. Tra gli altri, infatti, vennero incriminati due agricoltori di Teggiano, nel Vallo di Diano, per aver accettato di smaltire illegalmente fanghi di depurazione anche provenienti dall’Ucraina nei propri terreni.

L’inchiesta, condotta dal pm della procura di Santa Maria Donato Ceglie, ora in procura generale di Napoli, aveva mostrato che novecentomila tonnellate di rifiuti erano state interrate in maniera fuorilegge tra la provincia di Caserta, Salerno, Benevento e Foggia. Il rischio che corre questo procedimento e’, dunque, la prescrizione, come il dibattimento nato dall’operazione ‘Cassiopea’, che nel 2003 porto’ alla luce traffici di rifiuti pericolosi tra le industrie del Nord e ilCasertano, dove i fusti venivano sotterrati, concluso con il non luogo a procedere per i 95 imputati.

 

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