SANTA MARIA LA FOSSA – E’ in corso un’inchiesta della Dda sulla famiglia manageriale Borrata. Da un’informativa della Direzione investigativa antimafia di Napoli si è appreso che Nicola Borrata, Paolo Saverio Schiavone (fratello di Francesco Schiavone “Cicciariello”, cugino di Sandokan) e Vincenzo di Bona acquistarono l’azienda agricola “Castaldo” di Santa Maria la Fossa, un imponente complesso immobiliare ubicato in località “Camino” del valore di oltre 650mila euro. In pratica, per gli investigatori, la famiglia avrebbe gestito per anni il portafoglio della famiglia Schiavone, in particolar modo del padrino detenuto Francesco detto Sandokan, capo storico del clan dei Casalesi, e del cugino “Cicciariello”. “Agendo da prestanome – dicono gli inquirenti – la famiglia acquistava terreni a prezzi “stracciati” per conto della mala”. Accuse ovviamente suffragate da prove e da dichiarazioni dei pentiti, in particolare Dario De Simone, il collaboratore di giustizia che fu tra i primi a diventare collaboratore di giustizia dopo una carriera da capozona della cosca a Trentola Ducenta per la quale aveva commesso decine di omicidi. “La famiglia Borrata – ha rivelato in uno dei primi interrogatori De Simone ai magistrati della Dda – è sempre stata legata in modo diretto agli Schiavone. Lo appresi da Francesco Schiavone “Cicciariello” e da Walter Schiavone. Il legame principalmente si incentrava su comuni interessi economici, nel senso che i Borrata investivano non solo in proprio il denaro ma fungevano anche da prestanome degli Schiavone. Sono intestatari di beni propri e di beni della famiglia Schiavone”. Ma il pentito è entrato ancora di più nel dettaglio: “Dopo la morte di Vincenzo De Falco “o fuggiasco” Francesco Schiavone si rivolse a me per l’acquisto di alcuni terreni. Ricordo che intervenne nella trattativa anche tale Mario Cecere, il quale mi disse che i terreni di interesse del clan si trovavano a Santa Maria la Fossa ed avevano un valore di 20 milioni di lire al moggio”. Secondo il resoconto del pentito ci fu un’offerta ufficiale di Paolo Saverio Schiavone. Ma era un’offerta bassa e non si concluse l’affare. “Un appuntamento chiave per sbloccare la situazione – ha svelato De Simone – fu fissato a casa mia alla presenza di Cecere, Nicola Borrata e dello stesso Paolo Saverio Schiavone. Era “Cicciariello” che aveva fissato quell’incontro. L’affare si concluse in modo positivo e tramite prestanome i terreni furono acquistati al prezzo di 11 milioni di lire al moggio”. Fin qui le dichiarazioni della “gola profonda”. Poi, come sostiene la Dia nella citata informativa, ci fu l’acquisto dell’azienda agricola “Castaldo” con tanto di atto notarile. E’ quella la prova certa della funzione di prestanome dei Borrata? Saranno gli investigatori a dover scoprire tutta la verità.