In pochi mesi erano riusciti a monopolizzare il settore della cartellonistica pubblicitaria nel Casertano sfruttando l’appartenenza al clan dei Casalesi: in manette sono finiti quattro presunti affiliati al clan, già condannati per analoghe vicende, nei confronti dei quali il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha ravvisato il concreto pericolo di reiterazione degli stessi reati. La concorrenza delle ditte veniva sgominata illecitamente usando il tipico modus operandi mafioso, con tanto di minacce alle imprese concorrenti e violenze nei confronti di lavoratori di altre ditte.

In carcere sono finiti i fratelli Gaetano e Giuseppe Manno, rispettivamente di 47 e 51 anni, residenti a Villa di Briano e Frignano, condannati in primo grado alle pene di otto anni e otto anni e mezzo di reclusione, Francesco Di Porto, cinquantasettenne di Casal di Principe, già in passato condannato per associazione per delinquere di tipo mafioso e, nell’ambito del presente procedimento, condannato a nove anni 9 e otto mesi; Silvio Borrata, 41 anni di Aversa, commerciante, cui in primo grado è stata inflitta una pena di nove anni 9 ma già condannato in passato per l’articolo 416bis. A notificare il provvedimento nei confronti di quattro presunti appartenenti al clan dei casalesi sono stati i carabinieri della Compagnia di Santa Maria Capua Vetere, guidati dal capitano Vincenzo Carpino. Il primo fermo avvenne nel luglio del 2007 in seguito alle indagini condotte dai militari della stazione di Marcianise, che accertarono come i quattro tramite due società del settore pubblicitario a loro riconducibili, la “Officina Designer s.a.s., con sede legale a Frignano, e la “Essegi Consultin s.r.l., con sede a Benevento, operanti dall’ottobre del 2006, avessero raggiunto in tempi record una posizione di monopolio: in particolare, dall’inchiesta emerse come il gruppo avesse avvicinato i rappresentanti delle aziende concorrenti chiedendo loro la cessione a titolo gratuito dei propri impianti di cartellonistica, arrivando a minacciare l’amministratore di una delle ditte affinché ritrattasse le dichiarazioni rilasciate ai carabinieri circa l’appropriazione indebita dei suoi cartelloni pubblicitari. I malviventi – sempre secondo quanto emerso dalle indagini – si erano impadroniti dei cartelloni pubblicitari asportando la targhetta identificativa ed impiantando un autoadesivo con la scritta di un’inesistente società denominata Europa Pubblicità. Fatta luce anche sui condizionamenti, con intimidazioni passive, durante le riunioni della ACPE (Associazione Campana Pubblicità Esterna) indette per fronteggiare il fenomeno. I quattro, accertarono gli investigatori, erano inoltre intervenuti presso i clienti delle società concorrenti imponendosi come nuovo soggetto sul mercato, proponendo i propri servizi a prezzi stracciati, e più volte avevano minacciato e allontanato gli operai delle ditte concorrenti addetti all’affissione picchiandone due e provocando ad uno di essi lesioni gravissime (asportazione della milza).

 

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