La Terza Sezione Penale della Corte di Assise di Appello – di Napoli ( composta dal presidente dott. Vincenzo Montursi – Giudice a latere dott. Vittorio Melito e da sei Giudici Popolari ) nel processo a carico di Salvatore Busico, l’assassino di Enrico Di Monaco, ha depositato la motivazione della sentenza con cui il 14 settembre scorso confermo’ per la seconda volta la condanna all’ergastolo ritenendo sussistente l’aggravante della premeditazione. Nella lunga motivazione la Corte ha spiegato il perche’ ha accolto la tesi del Procuratore Generale di udienza il dott. Gerardo Arcesi – per la pubblica accusa – e dell’avvocato dell’accusa privata – il legale della famiglia del ragazzo assassinato, la parte civile, l’avvocato Raffaele Crisileo riconoscendo l’aggravante della premeditazione e confermando la provvisionale gia’ concessa, due anni, fa dalla Prima Corte di Assise di Appello di 250 mila euro a ( Presidente dott.ssa Maria Monaco e Giudice togato dott.ssa Loredana Di Girolamo ). Le due accuse, la pubblica del Procuratore Generale il dott. Arcesi e la privata dell’avvoccato Raffaele Crisileo discussero a lungo, sposando la stessa tesi accolta dalla Terza Corte di Assise di Appello di Napoli : Salvatore Busico -oramai accertato colpevole, per sentenza – quale mandante, dell’omicidio di Enrico Di Monaco ( il minorenne del quartiere Sant’ Andrea di Santa Maria Capua Vetere, ritrovato cadavere nelle campagne di Santa Maria la Fossa il 18 Maggio 2005, dopo 24 giorni dalla sua scomparsa ) ha agito con premeditazione e lucidamente ed ha progettato l’assassinio di Enrico perche’ aveva un movente; era costantemente ricattato da Enrico e per questo motivo lo aveva condotto in una masseria di campagna in localita’ Marzella di Santa Maria la Fossa dove vi era il killer che, su sua commissione, uccise in Enrico non appena entro’ al buio in quella casa di campagna. Il cinquantenne agricoltore sammaritano,i Salvatore Busico, in carcere da oltre tre anni ( precisamente da luglio 2013 ) e rinchiuso nel Penitenziario di Avellino, fece uccidere Enrico per rabbia, vendetta come ha scritto la sentenza della cassazione. E quell’omicidio fu a lungo progettato, meditato e programmato e non fu un delitto d’impeto come hanno sostenuto i difensori del Busico Salvatore. Dunque riconfermati Il movente della rabbia in capo al Busico, ricattato da Enrico al quale aveva commissionato l’incendio di un autovettura di un suo vicino di casa. Per la cronaca Salvatore Busico sempre presente in aula si e’ sempre chiuso in un rigido mutismo senza mai rivelare a chi commissiono’ l’omicidio di Enrico Di Monaco. Anche questa volta – e per la seconda volta – sul suo groppone pende la la condanna dell’ergastolo – chiesta ed ottenuta una prima volta dal Procuratore Generale dottor Francesco Iacone che due anni orsono , precisamente nel mese di luglio 2013 la ottenne, insieme all’avvocato Crisileo, dalla Prima Sezione Penale della Corte di Assise d’Appello di Napoli. Ora , dopo il rinvio della Cassazione, i giudici della Terza Corte di Assise d’Appello di Napoli hanno confermato che l’omicidio di Enrico di Monaco e’ stato il classico delitto premeditato e non fu un omicidio d’impeto o deciso in quel frangente. L’imputato – difeso dall’avv. Giuseppe Stellato – ha sostenuto prima la tesi dell’innocenza e poi quella dell’omicidio d’impeto. Ma questa tesi non e’ stata accolta ed ora, dopo il deposito della motivazione della sentenza, riteniamo che sia stata posta la parola fine a questa vicenda anche se, sotto un profilo scolastico, questa sentenza e’ ancora una volta ricorribile per cassazione, ma sempre e solo limitatamente all’aspetto della premeditazione. Quanto al resto e’ sentenza definitiva che conferma che Salvatore Busico abbia fatto uccidere Enrico Di Monaco. Per la cronaca e’ storia sentenziata che l’omicidio del povero Enrico fu compiuto nella notte tra il 24 ed il 25 aprile 2005 in una masseria di campagna, localita’ Marzella, al buio, difficile da raggiungere e dove nessuno poteva vederli.Il corpo di Enrico fu lasciato lì, a terra, in un casolare dove era stato ucciso. colpito al volto da due proiettili sparati in successione a pochi metri dal killer che era nascosto dietro la porta e che sparo’ subito.