Arriva in pronto soccorso dell’ospedale Ruggi di Salerno alle 19.13 di giovedì con la propria auto, accusando un dolore localizzato alla spalla sinistra, non provocato da traumi, tosse e in leggero stato confusionale. Per gli operatori del triage è un codice rosso. L’uomo ha 68 anni. Viene visitato alle 3.31 del mattino. Gli vengono effettuate delle analisi ed un elettrocardiogramma i cui esiti non sarebbero buoni. Alcuni valori del sangue sono sballati, glicemia alle stelle, enzimi cardiaci oltre i parametri. Viene predisposta una tac all’encefalo. È proprio mentre sta eseguendo quest’ultimo esame che il 68enne muore d’infarto. Le dimissioni dal pronto soccorso, per morte, vengono firmate alle 7.51 di ieri: dodici ore dopo. Poco dopo le 8 scatta la richiesta di aiuto alla polizia da parte del figlio, sconvolto da una nottata da incubo e dal tragico epilogo. A metà mattinata viene formalizzata la denuncia e in ospedale, arriva il magistrato di turno. Ad ora di pranzo, la salma di Alfonso viene sequestrata. L’autopsia si terrà nei prossimi giorni. Scatta dunque l’inchiesta per accertare se sia stato seguito clinicamente e, soprattutto, perché tanto ritardo nella visita di un codice rosso: otto ore di attesa. Il racconto di quelle dodici ore fatto dai familiari viene messo sotto la lente di ingrandimento del magistrato: la cartella clinica sequestrata, gli operatori sanitari presenti identificati; viene chiesto il protocollo operativo e le linee guida dell’azienda ospedaliera in merito agli interventi del pronto soccorso. Un primo sguardo agli esami eseguiti e qualcosa subito sembra non tornare. L’ipotesi è che l’uomo avesse un infarto in corso quando è arrivato in ospedale e che la situazione sia degenerata nel corso della lunga attesa. Forse dall’esito delle analisi e dell’elettrocardiogramma, Alfonso andava assistito diversamente, forse poteva essere salvato. Forse. Saranno gli esami autoptici a confermare quelle che, per il momento, sono soltanto ipotesi investigative. Intanto non ci sono iscritti nel registro degli indagati ma alcuni medici ed operatori sanitari avrebbero già contattato degli avvocati. Il lavoro è proseguito per gli uomini della Squadra mobile alla quale la procura ha delegato le indagini. Nelle prossime ore saranno risentiti i parenti, gli operatori sanitari. Si cercherà di capire se l’uomo possa aver avuto dei precedenti, se era malato, se si è trattato soltanto di un caso. Nella confusione generale di ieri, al Ruggi, qualcuno racconta di aver sentito il figlio lamentarsi della modalità con la quale gli operatori avrebbero risposto alle sue domande, giustificando il decesso come «inevitabile». Eppure era un codice rosso. Eppure era arrivato al pronto soccorso alle 19.13 ed è stato visitato soltanto alle 3.31. Bisogna capire cosa sia accaduto in quella forbice di tempo, se qualcuno ha visto le sue analisi prima di poterlo a fare la tac. Se l’uomo ha cercato di chiedere aiuto prima e se qualcuno gli abbia dato ascolto.

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