Tutto pronto per una nuova fase della campagna vaccinale anti-Covid. È arrivato infatti il via libera alla quarta dose per gli over60 da parte dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema), seguito a stretto giro dall’autorizzazione della controparte italiana, Aifa, e del ministero della Salute. Non a caso le Regioni stanno già preparandosi alla riapertura degli hub. L’idea infatti è che più si avvicina l’autunno più le richieste di vaccinazioni aumenteranno, per cui sarà necessario tornare a rendere operative le strutture chiuse nei mesi scorsi e rafforzare quei centri che invece non si sono mai fermati. Le più attive in tal senso, paiono essere il Lazio, la Campania, la Calabria, la Basilicata, il Piemonte e il Friuli. Ognuno però con una sua ricetta. Il Lazio, ad esempio, ha fatto sapere di essere pronto a riaprire gli hub dopo ottobre nel caso di una nuova campagna di massa con i vaccini aggiornati. Del resto a questa nuova appendice della campagna ci si presenta con qualche certezza in meno. In primis, l’assenza di uno stato d’emergenza che impone il coordinamento delle azioni regionali, e in secondo luogo senza il servizio del commissario per l’emergenza, il generale Francesco Paolo Figliuolo. Al suo posto c’è il generale Tommaso Petroni, nominato Direttore dell’Unità per il completamento della campagna vaccinale e per l’adozione di altre misure di contrasto alla pandemia, a decorrere dal 1° aprile, una struttura tutta da rodare. Tant’è che – sempre prendendo a riferimento il modello laziale – per la quarta dose il sistema farà riferimento ai medici di base, alle farmacie e ai centri vaccinali in alcuni ospedali: per ora infatti si viaggia sui 1500-2000 vaccini al giorno, una cifra di gran lunga inferiore alla punta massima di 70mila iniezioni al giorno quando i grandi hub come la Nuvola e Auditorium assorbivano buona parte della campagna. Fino a questo momento in Italia il secondo richiamo veniva già offerto a ultra 80enni e a 60-79enni con patologie concomitanti. Ora però il ministero della Salute dovrebbe estendere la possibilità di ricevere la cosiddetta quarta dose del vaccino anti Covid anche alle persone tra i 60 e i 79 anni. Cioè, stando ai dati di chi ha avuto accesso alla terza dose in questa particolare fascia di età, sarebbero coinvolti quasi 12 milioni di italiani. Tuttavia viene considerato abbastanza improbabile che si riesca a replicare il successo della prima fase della campagna vaccinale. Basti pensare che ad oggi la seconda dose di richiamo è stata somministrata a 1,3 milioni di persone, poco meno di un terzo del totale identificato dal ministero della Salute tra grandi anziani e soggetti a rischio (solo un quinto della popolazione con più di 80 anni ha deciso di sottoporsi nuovamente al vaccino). Anche perché le aziende farmaceutiche che producono i vaccini hanno fatto sapere di star lavorando a delle versioni aggiornate, più efficaci sulle ultime mutazioni del Covid. Farmaci che però non arriveranno prima della fine dell’estate (e dati i precedenti si spera prima della stagione fredda). Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) e l’Agenzia europea dei medicinali (Ema) raccomandano la somministrazione del secondo richiamo del vaccino anti-Covid a tutti coloro che hanno più di 60 anni e alle persone vulnerabili. Si legge nell’aggiornamento delle linee guida di aprile, in risposta all’attuale situazione epidemiologica. «Non c’è tempo da perdere» sulla nuova campagna di vaccinazione per gli over 60 e le persone vulnerabili. Lo dice la commissaria Ue alla Salute, Stella Kyriakides, dopo le nuove raccomandazioni di Ecdc ed Ema. «Invito gli Stati membri a lanciare immediatamente un secondo richiamo per tutte le persone di età superiore ai 60 anni e per tutte le persone vulnerabili, ed esorto tutti coloro che hanno diritto a farsi avanti e farsi vaccinare», sottolinea Kyriakides, aggiungendo che «è così che proteggiamo noi stessi, i nostri cari e le nostre popolazioni vulnerabili».