Razzie nei cimiteri del Casertano: negli ultimi giorni a finire nel mirino delle bande del rame è ancora una volta il cimitero di San Carlo di Sessa Aurunca, che nel giro di poche ore è stato preso d’assalto in due diverse occasioni. Ad essere sottratti prima vasi, porta-fiori in rame e lampade votive, poi altro materiale in rame ricavato da fili elettrici o da altre apparecchiature del camposanto. Durante i raid, registrati a distanza di 24 ore sempre di notte, sono stati danneggiati dai criminali anche lapidi, fiori e oggetti collocati in prossimità delle tombe. Uno scempio che ha spinto i residenti della frazione San Carlo di Sessa Aurunca a segnalare pubblicamente le continue incursioni nel cimitero. I ladri vanno in azione in molti luogo di culto del circondario: da oltre un decennio, anche in provincia, si assiste ad una progressiva escalation di furti del prezioso materiale. E ad essere colpiti sono soprattutto gli impianti pubblici, particolarmente ricchi di rame e lontani da occhi indiscreti. In tutto il Casertano solo quest’anno si conterebbero oltre 50 denunce di furti messi a segno per sottrarre l’oro rosso. A marzo, durante un servizio di tutela ambientale della Polizia municipale, una squadra guidata dal maggiore Alberto Parente scovò dei ladri che avevano appena rubato chili di rame nel cantiere della centrale Turbogas di Presenzano. A maggio i carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Sessa Aurunca e della Stazione di Grazzanise arrestarono 15 membri di una banda che tra il 2019 e il 2020 aveva messo a segno 40 colpi in tutta la Campania, per un bottino di oltre due milioni di euro. A giugno invece al cimitero di Teano centinaia di metri di cavi di rame vennero letteralmente sradicati dalle pareti e persino dalle tombe, per un totale di 15mila euro di materiale. Sui mercati il rame è arrivato a costare anche 7,5 euro al chilo. Secondo gli investigatori i ladri di rame si sono ormai specializzati, diventando estremamente abili: secondo i rapporti sul fenomeno bastano circa 20 minuti di notte per rubare 50 chili di materiale. Sono proprio le intercettazioni telefoniche usate nell’ambito dell’«Operazione Oro Rosso» ad aver permesso di far luce sui meccanismi di smercio del rame rubato: a volte la refurtiva passa direttamente dai ladri alle fonderie, grazie agli imprenditori dei centri di raccolta che realizzano guadagni con la propria intermediazione e senza l’utilizzo dei loro siti per il transito dei materiali.

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