Gioielli in cambio di appalti alle cooperative del clan dei casalesi. Seguendo questa pista, la squadra mobile, su mandato della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, venerdì scorso ha perquisito per ore gli uffici dei servizi sociali del Comune di Pomigliano d’Arco: prima in Municipio e dopo al Palazzo dell’Orologio, dove si trova la centrale operativa dell’ufficio politiche sociali del Comune e dell’Ambito assistenziale numero 25, che comprende Pomigliano e Sant’Anastasia. Qui i poliziotti hanno acquisito numerosi atti relativi alle gare d’appalto e in particolare alle cooperative di assistenza sociale che hanno operato per il Comune di Pomigliano almeno fino alla metà del 2020. Acquisito anche materiale informatico. L’indagine, ad ampio spettro, riguarda le infiltrazioni del clan dei casalesi (gruppo Schiavone-Zagaria) nei servizi comunali di assistenza sociale in varie municipalità delle province di Napoli e Caserta. A Pomigliano le attività della Dda coinvolgono due dei principali personaggi dell’inchiesta. Si tratta dell’ex responsabile dell’Ambito numero 25 (e ora a capo del 17) Rodolfo De Rosa, 44 anni, di Frattamaggiore, andato via da Pomigliano a gennaio, e di una donna, S.F., 50 anni, di Aversa, rappresentante legale di una cooperativa che nella città delle fabbriche nel periodo tra il 2015 e il 2018 si è vista liquidare appalti di assistenza sociale agli anziani e all’infanzia per alcune centinaia di migliaia di euro. Secondo quanto scrivono i pm della Dda napoletana Simona Belluccio, Vincenzo Ranieri e Antonio Ardituro con il procuratore aggiunto Rosa Volpe, sia De Rosa che S.F., che venerdì si sono visti perquisire anche le rispettive abitazioni, devono rispondere di vari reati legati all’associazione di stampo mafioso e alla corruzione. S.F. avrebbe «regalato doni di varia natura sono queste le parole dei magistrati – consistenti in oggetti preziosi per indurre i pubblici funzionari a compiere atti contrari ai doveri d’ufficio riferibili ai rispettivi ruoli esercitati, atti finalizzati a turbare una serie indefinita di gare». In poche parole gioielli e orologi costosi per avere dal Comune gli appalti di assistenza sociale. I doni, ancora in base a quanto affermano i pubblici ministeri, sono stati consegnati a De Rosa, a L.C., funzionario dell’area affari sociali del Comune con incarico a supporto dei servizi sociali professionali dell’Ambito 25, e ad A.C., all’epoca dei fatti riportati dirigente del Comune. De Rosa oltre a ricoprire l’incarico di coordinatore dell’Ambito 25 era commissario e presidente delle commissioni aggiudicatrici degli appalti. Un anno fa il neo responsabile dell’anticorruzione del Comune, il comandante della polizia locale Luigi Maiello, chiese all’ufficio politiche sociali l’elenco di tutte le cooperative aggiudicatrici di appalti. Ma la richiesta è rimasta inevasa. Nella bufera anche Afragola e Frattamaggiore, che rientrano negli Ambiti 19 e 17. Ad Afragola è indagato Vincenzo Nespoli, ex senatore di Forza Italia, per corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, turbata libertà di incanti e associazione di tipo mafioso. Stessi reati contestati anche alla dirigente dell’Ambito 19 Alessandra Iroso che secondo le indagini avrebbe ricevuto, insieme a Francesco Affinito in qualità di Rup doni e utilità di varia natura. Per Affinito oggetti preziosi, per la Iroso assunzione di personale alle dipendenze delle Società Cooperative Eco e Quadrifoglio 2012, le stesse che in ATI poi hanno giovato dell’affidamento del servizio integrativo al nido denominato Spazio bambine e bambini. In una dura nota stampa, Antonio Iazzetta, leader dell’opposizione in consiglio comunale ad Afragola, ha chiesto che si faccia subito chiarezza, soprattutto per in merito alla presenza di elementi del clan dei casalesi. A Frattamaggiore, dove è indagato Rodolfo De Rosa, responsabile dell’ambito 17, il primo a reagire è stato Luigi Costanzo, presidente di LiberiAmo Fratta. «Insieme alle consigliere di opposizione Carla Ambrico e Angelica Argentiere ha scritto sui social – crediamo sia opportuno, da parte del primo cittadino, sospendere in via cautelativa le cooperative che operano sul nostro territorio e che risultano implicate nell’indagine della magistratura». Tacciono i due sindaci, Marco Del Prete di Frattamaggiore e Antonio Pannone di Afragola.