“Siamo vicini a raggiungere un accordo su una tregua” con Israele, ha detto oggi su Telegram uno dei leader di Hamas, Ismail Haniyeh. Funzionari di Hamas hanno detto all’emittente Al Jazeera che i che i dettagli della tregua saranno annunciati dal Qatar quando e se sarà finalizzata. I colloqui in corso – spiegano le fonti – riguarderebbero una tregua di “un certo numero di giorni” e includerebbero accordi per l’ingresso di aiuti a Gaza e lo scambio tra ostaggi presi da Hamas con persone imprigionate da Israele. In particolare, il rilascio dovrebbe riguardare donne e bambini israeliani in cambio di donne e bambini palestinesi. L’annuncio di un possibile accordo di cessate il fuoco e uno scambio di prigionieri tra Israele e Hamas potrebbe essere annunciato “a ore” da funzionari del Qatar: lo ha detto ad Al Jazeera l’esponente della fazione islamica, Izzat el Reshiq. “L’atteso accordo includerà il rilascio di ostaggi donne e bambini israeliani in cambio di donne a bambini palestinesi nelle prigioni dell’occupazione”, ha detto el Reshiq. In precedenza, uno dei leader di Hamas – Ismail Haniyeh – aveva detto che il gruppo era “vicino a raggiungere un accordo su una tregua” con Israele. Una fonte israeliana ha detto alla tv Canale 12: “siamo molto vicini ad un accordo” per il rilascio di alcuni ostaggi a Gaza. Dopo aver sottolineato che ci sono ancora aspetti tecnici da risolvere, secondo la fonte c’è una intesa in base a cui almeno 50 persone saranno liberate, mentre decine di altri lo potrebbero essere in cambio di una estensione del cessate il fuoco dopo i primi pochi giorni inziali. Ad essere liberati – ha detto la tv – dovrebbero essere i bambini, le loro madri e altre donne. Almeno 17 persone sono rimaste uccise e diverse altre ferite stanotte in un attacco israeliano sul campo profughi di Nuseirat, a sud di Gaza: lo riporta l’agenzia di stampa palestinese Wafa, affermando che tra le vittime ci sono anche donne e bambini. Tre corpi sono stati estratti dalle macerie dopo che le forze israeliane hanno colpito un edificio residenziale a Jabalia, a nord di Gaza: lo rende noto l’emittente Al Jazeera, aggiungendo che diverse persone sarebbero ancora intrappolate sotto il palazzo crollato. E’salito ad almeno 50 il bilancio dei giornalisti e degli operatori dei media uccisi nel conflitto tra Israele e Hamas scoppiato il 7 ottobre scorso. Lo ha dichiarato ieri sera il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj), in quello che è stato il mese più sanguinoso per i reporter da quando l’ong per la libertà di stampa ha iniziato a monitorare le morti dei giornalisti nel 1992. Il bilancio segna una “triste pietra miliare” e supera di gran lunga quello dei 15 reporter uccisi nella guerra in corso tra la Russia e l’Ucraina, secondo il Cpj. Nella giornata di sabato scorso sono stati cinque i giornalisti uccisi in Medio Oriente, segnando il secondo giorno più mortale del conflitto tra Hamas e Israele dopo il 7 ottobre. “I giornalisti sono civili che svolgono un lavoro importante durante i periodi di crisi e non devono essere presi di mira dalle parti in guerra”, ha affermato in una nota Sherif Mansour, coordinatore del Cpj per il Medio Oriente e il Nord Africa. L’esercito israeliano ha annunciato la morte di altri due soldati nell’operazione di terra nel nord di Gaza. Lo ha fatto sapere il portavoce militare. Il totale ad ora è di 68 soldati morti. L’esercito israeliano ha attaccato ieri 250 obiettivi di Hamas nella Striscia, inclusi lanciatori di razzi e altre infrastrutture della fazione islamica. Lo ha detto il portavoce spiegando che “un elicottero ha colpito una postazione di lancio di razzi dalla quale è stata sparata la salva di razzi verso il centro di Israele”, Tel Aviv compresa. L’esercito ha poi aggiunto di “aver scoperto armi all’interno di case nella Striscia, incluso un missile anti-tank nascosto sotto la culla di un bambino”. L’esercito israeliano ha completato l’accerchiamento, nel nord della Striscia, di Jabalya – ritenuta roccaforte di Hamas – ed ora è pronto “ad allargare i combattimenti”. Alla periferia di Jabalya – ha continuato – sono stati trovati “tre imbocchi di tunnel con terroristi di Hamas nascosti all’interno, che sono stati distrutti”. La Mezzaluna Rossa Palestinese ricevuto in media “circa 42 camion al giorno” in aiuti umanitari e dal 21 ottobre scorso “sono stati ricevuti un totale di 1.353 camion”: lo rende noto sui social la stessa organizzazione, come riporta il Guardian. Il ministro della sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, leader del partito di estrema destra ‘Potere ebraico’, ha detto di essere allarmato dall’accordo che si profila per la liberazione di ostaggi israeliani catturati da Hamas. Secondo il Times of Israel Ben Gvir ha ammesso di non conoscerne i dettagli: ”Ma le voci che circolano – ha aggiunto – indicano che rischiamo di compiere un altro grave errore come nella liberazione di Shalit”: il caporale liberato nel 2011 dopo 5 anni di prigionia a Gaza in cambio di 1000 detenuti di Hamas, fra cui il leader attuale Yihia Sinwar. Un accordo analogo ”potrebbe rivelarsi un disastro”.