Un furgone verde sarebbe transitato sul luogo del drammatico incidente di domenica mattina sull’A16, effettuando uno slalom tra i veicoli incidentati. La pista che non viene esclusa – pur se resta solo una supposizione dal momento che non ci sono testimonianze a supporto – è che il mezzo abbia caricato gli immigrati che erano a bordo delle auto coinvolte nel sinistro. Che fine abbiano fatto tutti gli altri occupanti delle vetture è infatti un dato che ancora non si conosce, potrebbero aver fatto perdere le proprie tracce nascondendosi nelle campagne a ridosso dell’autostrada oppure essere saliti a bordo di altri mezzi. Gli inquirenti, con l’ausilio della polizia stradale, si sono messi sulle tracce di quel furgone verde e – grazie alle telecamere poste sulla rete autostradale – stanno ricostruendo con i filmati acquisiti il percorso effettuato da quel furgone. Ha intanto un nome l’unica vittima dello scontro di domenica mattina. Si tratta del giovane extracomunitario Malick Fall, 27enne senegalese domiciliato a Forlì. La sua identificazione è stata possibile grazie ai test del dna perché l’uomo non aveva documenti con sé. Un altro extracomunitario lotta tra la vita e la morte all’ospedale San Pio di Benevento, è un senegalese, con dimora a Napoli, Alassane Loum, di 36 anni. Tutti, dunque, viaggiavano sulle vetture coinvolte. Si sta cercando di capire se il furgone viaggiasse con loro. Se dunque fosse un convoglio che procedeva sulla corsia ovest o se, addirittura, fosse in atto un inseguimento tra questi veicoli. Uno dei mezzi ha perso anche della merce contraffatta: calzature e indumenti, ritrovati sull’asfalto. Probabile che il convoglio fosse diretto in Puglia per fare un carico di merce da rivendere poi nel capoluogo campano. Nessuno dei mezzi aveva copertura assicurativa, ora sono sotto sequestro e oggetto di approfondimenti tecnici da parte degli esperti. Non si scarta, infatti, l’ipotesi che qualche auto abbia avuto noie meccaniche. Di certo tutte le auto coinvolte viaggiavano ad altissima velocità secondo quanto emerge dai tutor e dagli autovelox posti sull’A16. Un lavoro d’indagine certosino e complesso viene portato avanti dagli agenti della Polizia Stradale di Avellino e della Sottosezione di Grottaminarda agli ordini del vicequestore Alfredo Petriccione -, che hanno già eseguito diversi rilievi sul luogo della tragedia. La Procura di Benevento diretta dal procuratore capo Aldo Policastro ha aperto un’inchiesta. Un prezioso contributo potrebbe arrivare dalle immagini delle telecamere. Al vaglio le riprese della galleria di Vallata, ma anche quelle dei vari caselli. Frame che servono per verificare anche quanti occupanti effettivi c’erano a bordo delle auto e se del convoglio ne facevano parte anche altre vetture. Un puzzle complicato da ricostruire. Un’attività che impone del tempo, ma l’attività procede spedita. “Quello che è accaduto è grave. Poteva andare peggio – dice il procuratore Policastro, a margine della Festa dei Carabinieri ad Avellino – Le condizioni, le circostanze hanno consentito di non reiterare ciò che si è verificato tanti anni fa”. Il riferimento è alla strage di Acqualonga. Rispetto alle condizioni di sicurezza dell’autostrada A16 non si sbilancia. “Siamo alle prime battute delle indagini – sottolinea Policastro – Dobbiamo valutare una serie di elementi, solo all’esito delle quali si valuterà il contesto generale. Si tireranno le somme e si capirà se ci sono delle criticità. Ora stiamo cercando di accertare l’accaduto, se ci sono responsabilità e chi ne dovrà rispondere”. Il procuratore di Benevento ringrazia vigili del fuoco e polizia stradale per le attività e la rapidità dei soccorsi. Una sinergia che ha funzionato e ha permesso di evitare altre conseguenze. In relazione al ruolo dell’autista del Flexibus e ad una possibile indagine d’ufficio a suo carico, Policastro preferisce non commentare, in considerazione proprio delle indagini in corso.

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