A Laconi, poco piu’ di 2000 abitanti a 500 metri di altezza in provincia di Oristano, l’episodio dell’alunna di Quinta Ginnasio chiusa nell’armadio dal professore di latino e greco per punirla di un suggerimento non richiesto durante l’interrogazione di una compagna di classe, avrebbero preferito tenerlo riservato. Con il provvedimento disciplinare, forse una lettera di addebito, adottato dal dirigente scolastico e lo spostamento di classe, consideravano chiusa la vicenda.

Tanto piu’ che quel provvedimento non era calato dall’alto, ma era stato discusso dal dirigente con studenti e genitori, che l’avevano ritenuto equo e adeguato alla gravita’ del fatto. Gravita’ che nessuno comunque nega, cosi’ come nessuno contesta la sostanza di quello che e’ successo qualche settimana fa, ma che si e’ appreso al di fuori del contesto scolastico solo ieri. Era giornata di interrogazione. L’alunna chiamata alla cattedra forse non era preparatissima, forse ha avuto qualche titubanza. Dai banchi le arriva un suggerimento che il professore non gradisce. Individuata la responsabile, la spedisce per punizione dentro l’armadio. La ragazza, 15 anni, obbedisce ma non gradisce. Dentro l’armadio si agita e rumoreggia. Il professore invita una compagna di classe a dare un calcio all’armadio per invitarla a smettere. Quando torna a casa, la ragazza racconta tutto ai genitori, che reagiscono molto compostamente. Non alzano la voce e non presentano denunce, ma vanno dal preside a chiedere spiegazioni. E dopo le spiegazioni, arrivano anche i provvedimenti disciplinari nei confronti del docente, 42 anni, sempre stato considerato un insegnante bravo e preparato, ma che pare stia vivendo un momento difficile della sua vita personale. E cosi’ quello che il dirigente scolastico ha definito ”uno scherzo idiota finito male” diventa agli occhi dei cittadini di Laconi una minaccia non tanto per l’immagine del proprio paese quanto per la sopravvivenza stessa del Liceo, che ogni anno rischia di chiudere i battenti perche’ con i suoi pochi studenti – quest’anno sono in tutto un’ottantina – non avrebbe i requisiti per restare aperto. Sull’episodio interviene anche il sindaco Paolo Pisu: ”Quello che e’ successo e’ un fatto grave, ma e’ un episodio isolato e marginale nella storia del nostro liceo”, spiega ricordando i tanti riconoscimenti conquistati anche a livello nazionale dai suoi alunni. L’ultimo, l’invito al Senato per presentare un lavoro sul diritto allo studio, garantito sulla carta dalla Costituzione ma disconosciuto nei fatti dai tagli lineari che potrebbero appunto cancellare per sempre la loro scuola, uno degli ultimi baluardi di un territorio e di un paese che nel 1961 aveva 3 mila abitanti e ne ha persi 300 solo negli ultimi dieci anni: qui, pero’, nessuno vuole rassegnarsi allo spopolamento.

 

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