Simulavano la concessione in comodato gratuito di appartamenti per i quali, invece, quasi sempre da affittuari di etnia straniera, percepivano un regolare canone di locazione, in contanti, omettendone la dichiarazione all’Erario.

In altri casi, dichiaravano contratti di affitto a prezzi notevolmente inferiori a quelli effettivamente concordati o, ancora, locavano immobili in nero, senza stipulare alcun tipo di contratto. E’ quanto emerso a seguito di una fitta rete di controlli che gli uomini del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Arezzo hanno eseguito nell’area del Valdarno aretino a contrasto del fenomeno dell’evasione del canone di locazione immobiliare, incrociando le informazioni ricavate dalle banche dati con quelle derivanti dal controllo economico del territorio. Sono state cosi’ individuate oltre 100 irregolarita’: in numerosissimi casi gli inquilini, sentiti dai finanzieri, erano addirittura ignari di quale fosse la tipologia di contratto che li autorizzavano ad usufruire degli immobili, venendo obbligati a corrispondere rigorosamente in contanti il canone pattuito con i rispettivi proprietari. In 8 casi, i proprietari degli immobili, non avevano mai presentato alcuna dichiarazione dei redditi, risultando quindi evasori totali; gli altri non avevano indicato in dichiarazione gli importi percepiti per gli affitti. Il giro d’affari scoperto dai finanzieri aretini si aggira intorno ai 500.000 euro di imponibile non dichiarato. Gia’ 48 i locatori che hanno provveduto al pagamento delle sanzioni e dell’imposta di registro evasa. L’attivita’ dei finanzieri non si e’ limitata alla verifica dei soli contratti tra privati ma, nel corso delle indagini, sono stati controllati anche un residence, risultato essere completamente sconosciuto al fisco, e 2 agenzie immobiliari che omettevano di fatturare parte dei compensi percepiti per l’attivita’ di intermediazione immobiliare. Inoltre, la titolare di una delle agenzie e’ stata denunciata alla locale Autorita’ Giudiziaria per aver falsificato alcuni contratti di affitto, anche attraverso l’apposizione di timbri contraffatti riportanti il logo dell’Agenzia delle Entrate, facendo intendere ai propri clienti di aver regolarmente registrato i contratti di locazione e appropriandosi indebitamente delle somme di denaro da questi corrisposte per il versamento delle imposte di registro.

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