La polizia scientifica di Roma ha in corso da stamani ulteriori sopralluoghi in via Fabio Filzi, nella prima periferia di Reggio Emilia, nell’ambito delle indagini sul delitto del medico Carlo Rombaldi, ucciso la notte fra il 7 e l’8 maggio 1992 nel garage della sua abitazione, in via Filzi.
Un delitto rimasto irrisolto fino allo scorso anno, quando la Squadra mobile reggiana guidata da Domenico De Iesu, e coordinata dal sostituto procuratore Maria Rita Pantani, ha riaperto il caso arrivando a indagare un ex vigile urbano, Pietro Fontanesi, 65 anni, vicino di casa di Rombaldi all’epoca del delitto. Fontanesi e’ stato rinviato giudizio per omicidio volontario ed e’ in corso il processo davanti alla Corte d’assise di Reggio Emilia. Oggi la Scientifica e’ tornata sul luogo del delitto per eseguire ulteriori misurazioni e riprese video della zona, dei palazzi e delle strade che serviranno a realizzare un filmato in 3D con la ricostruzione del delitto che dovra’ essere presentato in tribunale dalla procura. I sopralluoghi sono ancora in corso. Il 7 maggio 1992 Rombaldi era andato come ogni mattina al lavoro all’Arcispedale Santa Maria Nuova. Nel pomeriggio era stato visto giocare insieme al figlio piu’ piccolo vicino a casa. Poi si era preparato ed era uscito per un convegno medico in programma alle Fiere di Mancasale. Al termine, con un gruppo di colleghi, era andato a mangiare una pizza. Verso mezzanotte aveva salutato gli amici per tornare a casa. Quaranta minuti dopo veniva soccorso davanti al suo garage, ferito da un proiettile che gli aveva trapassato un polmone. Altri due colpi si erano conficcati sul portone dell’autorimessa. Rombaldi mori’ poco dopo in ospedale. Secondo l’ipotesi investigativa, il medico si sarebbe attardato in cortile a parlare con Fontanesi. Quella sera, in base a quanto ricostruito dagli inquirenti, i due avrebbero litigato, per motivi ancora da chiarire. Gli spari, provenienti da una P38 special, hanno colto il medico alle spalle, lasciandolo sotto casa in fin di vita. A distanza di anni, si e’ ricostruito che l’ex agente della municipale era in possesso di una P38 sulla cui disponibilita’ avrebbe dato agli inquirenti versioni discordanti. Quando l’arma e’ stata venduta, gli inquirenti sono risaliti a lui. Rimane da verificare se quella pistola sia l’arma del delitto. Fontanesi si e’ sempre dichiarato innocente e la difesa ha chiesto di sentire in Corte d’assise alcuni testimoni che indicherebbero altre piste investigative.