A 11 giorni dalla scadenza del termine indicato dai pm di Palermo a Silvio Berlusconi per presentarsi in Procura per essere sentito nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta estorsione subita dal senatore Marcello Dell’Utri, i legali dell’ex premier rinviano la palla ai magistrati. E prendono tempo inviando ai pm una memoria, sulla quale la Procura dovrà pronunciarsi, in cui eccepiscono una serie di questioni giuridiche: ad esempio sulla competenza a indagare.

Il difensore di Berlusconi, Nicolò Ghedini, contesta sia la competenza territoriale dei pm di Palermo a indagare sulla vicenda – analoga eccezione è stata avanzata dai legali di Dell’Utri, ma la Procura l’ha rigettata- sia lo status in cui dovrebbe essere sentito l’ex premier. Secondo Ghedini, infatti, che ha sollevato gli stessi dubbi quando venne interrogata la figlia di Berlusconi, Marina, l’ex presidente del Consiglio dovrebbe essere interrogato come teste assistito, quindi alla presenza del legale e con la possibilità di non rispondere, in quanto in passato indagato di reato connesso. L’inchiesta fu poi archiviata. Alla memoria che, di fatto, allunga i tempi dell’interrogatorio dovranno rispondere i pm che hanno già convocato invano Berlusconi tre volte. Nell’ultimo invito a comparire i magistrati avevano indicato nel lasso di tempo compreso tra il 20 agosto e il 5 settembre il periodo “utile” per l’interrogatorio.

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