L’Ilva, in una nota, dice che il sequestro della produzione disposto dalla magistratura “comporterà in modo immediato e ineluttabile l’impossibilità di commercializzare i prodotti e, per conseguenza, la cessazione di ogni attività nonché la chiusura dello stabilimento di Taranto e di tutti gli stabilimenti del gruppo che dipendono, per la propria attività, dalle forniture dello stabilimento di Taranto”.

Se il presidente del Consiglio, Mario Monti non convocherà nelle prossime ore un incontro sulla situazione dell’Ilva giovedì i lavoratori del Gruppo manifesteranno sotto palazzo Chigi. Lo annunciano i sindacati in una nota. I lavoratori “messi in libertà” dall’azienda nello stabilimento di Taranto sono circa 5.000. Fim, Fiom, Uilm nazionali – si legge nella nota dei sindacati – “ritengono che la situazione che si sta venendo a creare per tutto il Gruppo Riva sia gravissima e necessiti di risposte chiare e immediate da parte del Governo. L’annuncio da parte dell’azienda che intende mettere in libertà tutti i lavoratori dell’area a freddo dello stabilimento di Taranto (circa 5.000 persone), che per lo stabilimento di Genova c’é materiale ancora solo per una settimana (1.600 i lavoratori dello stabilimento, ndr)e per quello di Novi Ligure per due settimane (800 gli occupati nel sito, ndr), e a cascata Racconigi (80 lavoratori, ndr), Marghera (120 dipendenti) e Patrica, rende necessario che il Governo, dopo l’approvazione dell’Aia, dica a chiare lettere se vuole salvaguardare un patrimonio industriale e occupazionale essenziale per il Paese”. “Fim, Fiom, Uilm nazionali – conclude la nota – ritengono che se non arriverà una convocazione presso la Presidenza del Consiglio nelle prossime ore, decideranno di proclamare uno sciopero nazionale di tutto il Gruppo per giovedì 29 novembre con manifestazione sotto Palazzo Chigi, a Roma”.

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