Si apre domani a Torino il processo d’appello che ridiscutera’ una sentenza storica, quella sulle morti per amianto all’Eternit che un anno fa videro condannati a 16 anni di reclusione per disastro doloso permanente e omissione dolosa di misure antinfortunistiche, il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis de Cartier. Furono anche definiti risarcimenti per 100 milioni a 6.400 parti civili. Le difese hanno chiesto la revisione completa del verdetto.
”In primo grado i risultati delle analisi e dei rilievi fatti in questi anni dai nostri consulenti sono stati completamente ignorati”, aveva detto, nel presentare il ricorso, l’avvocato Astolfo Di Amato, uno dei legali di Schmidheiny. Fra i punti sollevati vi sono alcune questioni costituzionali gia’ poste durante le udienze preliminari e il processo di primo grado, sempre respinte dal tribunale, e la competenza territoriale, in quanto la sede legale della multinazionale svizzera dell’amianto, che aveva i suoi quattro stabilimenti a Casale Monferrato (Alessandria), Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli), era a Genova. Le vittime accertate, tra dipendenti dell’azienda, loro familiari e anche semplici residenti nelle vicinanze delle fabbriche, sono migliaia e i malati di asbestosi, mesotelioma pleurico, tumore al polmone o altri tumori sono altrettanti. Secondo la tesi dei pm Raffaele Guariniello, Gianfranco Colace e Sara Panelli, che hanno sostenuto l’accusa in primo grado e che saranno applicati anche nell’appello affiancando il pg Marcello Maddalena, i due dirigenti erano al corrente della pericolosita’ dell’amianto e fecero di tutto per nasconderne gli effetti su lavoratori e popolazione. Intanto, gli ammalati ancora in vita, i parenti delle vittime, i sindacati e le associazioni si sono gia’ mobilitati. Domani mattina davanti al Palazzo di giustizia di Torino, si terra’ una manifestazione indetta dall’Afeva (Associazione famigliari e vittime amianto) e da Cgil, Cisl e Uil Piemonte. Saranno piu’ di dieci i pullman di lavoratori e di loro parenti che raggiungeranno Torino per assistere al processo: sette soltanto da Casale Monferrato, dove si trovava il piu’ grande degli stabilimenti; gli altri dalla provincia di Reggio Emilia e dalla Francia, dove la multinazionale aveva altre fabbriche. ”La lotta – dice Romana Blasotti, presidente dell’Afeva – non e’ finita, abbiamo ancora tanto da lavorare per giustizia, ricerca e bonifica. Incito tutti a non mollare e a partecipare”. Saranno presenti anche iscritti e simpatizzanti dell’Osservatorio Nazionale Amianto. La Provincia di Torino, invece, trasmettera’ il dibattimento in diretta streaming sul suo sito internet.