Una colossale frode nel mercato della telefonia cellulare e’ stata scoperta dalla Guardia di Finanza di Vicenza. Una societa’ vicentina commercializzava telefonini servendosi di 49 ‘cartiere’ per frodare l’Iva. Dal 2005 al 2010, il giro delle fatture, ritenute per operazioni inesistenti, e’ quantificabile in circa mezzo miliardo di euro: quelle ”utilizzate” dalla societa’ sottoposta a controllo ed oggetto di contestazione da parte dei Finanzieri ammontano ad oltre 236 milioni di valore imponibile.

Attraverso questa condotta fraudolenta sono stati sottratti all’Erario ben 47 milioni di euro di Iva. Attraverso l’incrocio dei dati acquisiti consultando le banche dati informatiche, i finanzieri hanno individuato una societa’ a responsabilita’ limitata, con sede in provincia di Vicenza, che, nel giro di pochissimo tempo dal momento dell’avvio della propria attivita’, risalente al 2005, e’ riuscita a sviluppare un giro d’affari rilevantissimo, oggi giunto a circa 70 milioni di euro annui. Tra gli elementi che hanno destato il sospetto degli investigatori delle Fiamme Gialle, e’ emerso che il ”guadagno” medio a fronte della rilevante mole di merce compra-venduta risultava estremamente basso, attorno all’1%. Dalla sede della societa’, al piano terra di un edificio residenziale, dove in un piccolo locale di circa di 40 metri quadrati e in un attiguo garage adibito magazzino, di dimensioni assai ridotte, e’ risultata lavorare una sola impiegata, i due soci gestivano il business. I lotti di telefonini, comprati e venduti in decine di operazioni sviluppate ogni giorno, non venivano acquistati dai produttori o dai distributori ”ufficiali”. La merce veniva acquistata attraverso le ”vantaggiose” offerte proposte da anonimi fornitori, dislocati in tutto il territorio nazionale, che presentavano analoghe caratteristiche: aziende nate dal nulla e subito protagoniste di uno start-up brillantissimo, solidita’ patrimoniale del tutto esigua, riconducibilita’ a soggetti pregiudicati, stranieri o a ”prestanome” privi di esperienze imprenditoriali, omissione (in molti casi) della presentazione delle dichiarazioni e, sempre, mancanza dei versamenti dell’Iva. L’attivita’ dei verificatori del Nucleo di Polizia Tributaria, da subito coordinata dalla Procura della Repubblica di Bassano del Grappa, ha consentito di tracciare e ricostruire l’intera filiera di approvvigionamento della societa’ berica: in relazione a ben 49 fornitori, rivolgendosi ai quali la societa’ verificata aveva ottenuto l’85% dei propri acquisti complessivi (con punte, per alcune annualita’, superiori al 95%), e’ stato possibile rilevare che si trattava di ”cartiere” ovvero di ”filtri” che, a propria volta, si erano interposti, rendendo piu’ intricata la ”rete”, in acquisti rinvenienti da ulteriori ”cartiere”. Attraverso questa tipologia di acquisti, la societa’ vicentina e’ riuscita a disporre di telefonini a prezzi vantaggiosi e poteva rivenderli, a prezzi altrettanto competitivi, ad altri operatori economici. Il corrispettivo applicato, tuttavia, era il frutto dell’evasione dell’Iva operata dalle ”cartiere” a monte della catena commerciale che, in questo modo, erano state in grado di ”scontare” i telefonini anche del 20%. In relazione a tale condotte reiterate, i due soci, amministratori di diritto e di fatto della societa’ sono stati denunciati per il reato di utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

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