Questa volta davvero il cerchio si stringe: a quattro giorni dal sequestro di Andrea Calevo, l’imprenditore spezzino sequestrato domenica sera nella sua villa di Lerici, i contorni di quanto avvenuto si fanno piu’ netti, piu’ nitidi. Il procuratore capo di Genova, Michele Di Lecce, che coordina le indagini, parla di ”ottimismo” e annuncia che c’e’ un gruppo ristretto di persone sospettate. Anche i familiari si dicono fiduciosi, ma aspettano un contatto che ancora non c’e’ stato.

Oggi e’ stata giornata di caccia: i carabinieridel Bttaglione di Genova con i nuclei cinofili di Pisa hanno percorso ettari e ettari di bosco in localita’ Serra, perquisendo abitazioni e baracche, casini di caccia e canaloni boschivi. I nuclei sommozzatori dei carabinieri hanno invece scandagliato il fondo del Magra vicino al punto in cui e’ stata trovata la macchina di Andrea. E l’elicottero dell’Arma ha sorvolato a cerchi concentrici la zona vicino a villa Calevo. Nessun esito, ma la presenza in forze degli inquirenti ha messo sotto pressione un ambiente che potrebbe, in questo modo, rispondere. Dicono che qualcosa cominci a muoversi. E filtra l’indiscrezione che qualcuno abbia dato qualche suggerimento particolare. ”Ci sono spiragli”, ammette il procuratore. Intanto villa Calevo e’ immersa nel silenzio. Solo la sorella Laura parla al citofono e parla di angoscia: ”Chiediamo solo un contatto” ribadisce la ragazza. ”Che ci facciano sapere come sta”. I carabinieri del Ros hanno sentito alcune persone in serata: amici e conoscenti, gli stessi che avevano trascorso con Andrea il sabato sera. E cosi’ si scioglie anche il dubbio che riguardava il ‘giro vizioso’ dell’auto sulla quale Calevo e’ stato portato via. I tabulati del telepass che indicavano l’entrata a Sarzana e l’uscita a Viareggio e il ritorno da Viareggio a Spezia si riferiscono proprio a sabato sera. Domenica Andrea non s’e’ mosso da Lerici. Cambia cosi’ lo scenario: Andrea resta a casa domenica, passa il pomeriggio con gli stessi amici della sera prima poi torna a casa. La sera verso le otto riceve una telefonata e dice alla mamma, Sandra Podesta’ ”esco ma torno presto”. Prende la macchina e va. Tornera’ un’ora dopo, con due pistole puntate addosso e tre ospiti incappucciati. Qui si ferma la storia ricostruita daicarabinieri. Qui si ferma la verita’ dei fatti. ”Non erano sprovveduti – ha detto il procuratore distrettuale Michele Di Lecce – ma pensiamo piuttosto a una banda di professionisti. Il cerchio si stringe, si indaga in ambito personale e professionale, i contorni si stanno definendo. Ma resta comunque una questione di vita o di morte”. La soluzione, ammette il procuratore, ”non e’ vicina”, ma gli inquirenti hanno indizi che pare portino a fare chiarezza.

 

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