Una folla commossa ha dato l’ultimo saluto a Roma, nella basilica di Santa Maria degli Angeli, al caporal maggiore Roberto Marchini, ucciso a in Afghanistan martedì scorso per l’esplosione di un ordigno nella provincia di Farah. Il feretro, rientrato in mattinata a Ciampino con un C130 dell’aeronautica militare, è stato accolto dalla famiglia,

dall’ottavo reggimento Genio Folgore e dalle alte cariche dell’esercito e dello Stato. Poi, nel pomeriggio, prima dei funerali solenni, la camera ardente all’ospedale militare del Celio. Le esequie si sono svolte nella basilica di Santa Maria degli Angeli. La bara, dopo gli onori militari, è stata portata all’interno della basilica da sei commilitoni e sistemata davanti all’altare. Sopra, una foto con la faccia sorridente del giovane parà dell’8° reggimento Genio guastatori di Legnago, che avrebbe compiuto 29 anni tra qualche giorno. Su un cuscino, le decorazioni e il basco amaranto. “Non possiamo praticare una politica basata sull’interesse a breve termine, solo una motivazione di carattere etico, cioè la consapevolezza di appartenere all’umanità in quanto tale, può consolidare l’interesse a lungo termine dell’umanità che richiede l’elaborazione di un’economia mondiale dei bisogni”. Così monsignor Vincenzo Pelvi, ordinario militare, si è rivolto alla chiesa durante l’omelia. Poi il ricordo del caporal maggiore: “Roberto desiderava seminare nel mondo un pò più di amore, prendeva perciò sempre posizione a favore di chi era oppresso, costretto a vivere nell’ingiustizia. Aveva scelto la professione militare per dedicarsi ai più deboli, a coloro che non hanno nessun valore agli occhi del mondo, coloro che non valgono niente, che non sono niente o, molto semplicemente, coloro che agli occhi degli altri non esistono più”. E rivolgendosi alla mamma Pina, Pelvi ha concluso: “Il domani porti semi di bene, anche tra le macerie della guerra”.

 

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