Lingotti d’oro e diamanti per un valore di circa 600 mila euro che, stando alle indagini, sarebbero stati acquistati con i soldi della Lega Nord e poi spartiti tra il vicepresidente del Senato, Rosi Mauro, l’allora tesoriere Francesco Belsito e il senatore Piergiorgio Stiffoni, che era uno dei componenti del comitato amministrativo del Carroccio.

Preziosi spariti poi chissà dove e al momento introvabili per gli investigatori che indagano sulle distrazioni dalle casse del partito di parte dei fondi che sarebbero stati utilizzati per le spese personali di Umberto Bossi, dei suoi familiari e della stessa senatrice e fondatrice del Sindacato Padano. Un fascicolo d’inchiesta, quello in mano al procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo e ai pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini, nel quale sono confluiti oggi anche i bilanci del Carroccio degli ultimi 4 anni, oltre a documenti relativi alle spese del partito. Tutte carte messe a disposizione dei finanzieri, che si sono presentati in via Bellerio, dal nuovo tesoriere della Lega, Stefano Stefani, in base a un ‘accordo’ con i pm e all’ordine di esibizione della Procura. In più, sempre oggi si è saputo che, a fianco alle indagini penali, sono partiti anche gli accertamenti della Procura della Corte dei Conti della Lombardia nell’ambito di un procedimento per un eventuale danno erariale legato alla presunta truffa, contestata a Belsito, sui rimborsi elettorali. L’analisi di documenti bancari, acquisiti dal nucleo di polizia tributaria della Gdf in Banca Aletti e alla Banca Popolare di Novara, ha permesso di accertare che ‘mancano all’appellò 400 mila euro in diamanti e 200 mila euro in oro: tutti preziosi che sarebbero stati comprati nel dicembre scorso con il denaro del partito, anche se nel caso dei diamanti sarebbe stato utilizzato un conto personale di Belsito (conto che però per effettuare la compravendita sarebbe stato ‘foraggiato’ con bonifici partiti dai fondi del Carroccio). Dalle carte rintracciate dagli investigatori poi risulterebbe che i diamanti sarebbero stati consegnati in parti uguali nella disponibilità di Rosi Mauro, Stiffoni e Belsito. Mentre a quest’ultimo soltanto sarebbero andati i lingotti d’oro. “Smentisco categoricamente il presunto acquisto di diamanti e oro con i soldi della Lega e mi vedo costretta ad adire le vie legali per tutelare la mia rispettabilità, onestà e onorabilità”, ha spiegato Rosi Mauro. Mentre il senatore Stiffoni ha affermato: “E’ un’accusa che mi fa ridere. Mi sono stancato: credo che seguirò il consiglio del mio avvocato e andrò dai magistrati a spiegare tutto”. Gli inquirenti stanno cercando di capire se si sia trattato o meno di investimenti effettuati per conto della Lega. Su questo punto, però, pare che lo statuto del Carroccio escluda la possibilità di portare avanti questo genere di operazioni. Intanto, i pm, dopo aver ‘incassato’ bilanci e note spese forniti dalla Lega, potranno cominciare a studiare i rendiconti degli ultimi anni del partito che, solo per il 2011, ha ricevuto rimborsi elettorali per 18 milioni di euro, presentando, secondo l’accusa contestata a Belsito in qualità di tesoriere, un bilancio “falso”. Da ambienti vicini alle indagini, nel frattempo, si fa notare che qualora il Carroccio rinunciasse, come ha annunciato, ai rimborsi elettorali di quest’anno non avrebbe l’obbligo di presentare il rendiconto 2011 a Camera e Senato. E proprio la gestione della tesoreria dello scorso anno risulterebbe, dai primi accertamenti, tra le più ‘opache’. Nel frattempo sono scesi in campo anche i magistrati contabili: il capo della Procura della Corte dei Conti lombarda, Antonio Caruso, ha incontrato l’aggiunto Robledo per un possibile scambio di documenti necessari per valutare se ci sia stato o meno un danno erariale: il partito avrebbe infatti ottenuto dalla Stato soldi sulla base di voci di un rendiconto falsato. Per l’apertura formale del procedimento, però, i magistrati contabili milanesi dovranno superare un ‘impasse’ che si è creata. Anche la Procura della Corte dei Conti della Campania, infatti, a cui hanno trasmesso gli atti i pm di Napoli, ha aperto un fascicolo nei giorni scorsi. Tuttavia, due procedimenti per gli stessi fatti non possono coesistere e probabilmente dovrà essere la magistratura campana a ‘spogliarsi’ dell’indagine, perché il reato di truffa viene contestato a Belsito nel capoluogo lombardo.

 

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