I legali che assistono la famiglia di Riccardo Rasman – il giovane triestino morto durante l’arresto il 26 ottobre 2006 – hanno formalizzato oggi al Tribunale di Trieste una istanza di sequestro dei beni immobili dei tre poliziotti riconosciuti colpevoli della morte del ragazzo e del conto corrente del Ministero degli Interni sul quale vengono accreditati i pagamenti dei bolli dei passaporti.
L’obiettivo – ha fatto sapere l’avvocato Claudio De Filippi – e’ quello di giungere al risarcimento della famiglia che noi abbiamo quantificato in otto milioni di euro. ”Naturalmente – ha aggiunto De Filippi – come e’ avvenuto in altri casi, puntiamo che si giunga in tempi rapidi a una soluzione di questa vicenda, cioe’ alla chiusura transattiva della vertenza”. L’udienza e’ gia’ stata fissata per il 23 maggio. I tre poliziotti – Mauro Miraz, Maurizio Mis e Giuseppe De Biasi – sono stati condannati dalla quarta sezione penale della Corte di Cassazione a sei mesi di reclusione ciascuno (pena sospesa), per omicidio colposo. La Polizia venne chiamata da alcuni vicini di Rasman perche’ il ragazzo – in cura presso un Centro di salute mentale – stava lanciando petardi contro alcuni passanti. Rasman, schiacciato a terra dagli agenti per alcuni minuti durante le fasi dell’arresto, venne colpito da carenza respiratoria e mori’ sull’uscio di casa.